Violenze sulla bambina, il sacerdote: "Sì, ho sbagliato". Ecco il perché dei domiciliari

L'interrogatorio del religioso dell'hinterland fiorentino trovato in auto con la piccola: l'uomo ha ammesso di aver avuto altri incontri analoghi

Il sacerdote nell'auto dei carabinieri (Fotocronache Germogli)

Il sacerdote nell'auto dei carabinieri (Fotocronache Germogli)

Prato, 27 luglio 2018 - "Ho pensato a quanto accaduto e mi rendo conto di aver sbagliato": queste le parole di don Paolo Glaentzer, 70 anni, il sacerdote di una parrocchia dell'hinterland fiorentino e di origini romane trovato in auto con una bambina nella serata di martedì 24 luglio.

Per lui sono scattati gli arresti domiciliari per violenza sessuale aggravata. Domiciliari confermati dal Gip di Prato Francesco Pallini nell'udienza di convalida: il religioso non andrà in carcere. Ed emergono le parole dell'uomo durante l'interrogatorio della sera del 24 luglio davanti al pm. Il religioso ha detto di aver avuto, prima di quello, altri tre incontri con la bambina.

"Pensavo avesse quindici anni - ha poi riferito durante il primo interrogatorio - Dal momento dell'arresto ad oggi ho pensato a quanto accaduto e mi rendo conto di aver sbagliato", ha detto davanti al Gip. Tornando alla convalida dell'arresto, per il giudice, l'anziano avrebbe circuito la piccola approfittando dal suo ruolo di sacerdote e della conoscenza con la famiglia, iniziata diversi anni fa.

Sempre secondo quanto spiegato dal giudice, la scelta degli arresti domiciliari, rispetto a quella in carcere che era stata chiesta dall'accusa, è stata dettata dall'assenza del pericolo di inquinamento delle prove, tenuto conto che il 70enne ha confessato, fornendo la stessa versione dei fatti sia davanti al pm, il 24 luglio scorso, che in sede di interrogatorio di convalida davanti al gip. Nella decisione hanno pesato poi l'avanzata età del prete e il fatto che sconterà gli arresti nel Lucchese, lontano dall'abitazione dove la vittima vive coi fratelli e i genitori. Il gip ha detto che c'era comunque il rischio di nuovi abusi se un cittadino, passando, non avesse visto ciò che stava accadendo in auto. 

Per il gip nei fatti confessati si dimostra «un pervicace radicamento dell'indagato in siffatte devianti e illecite modalità di condotta».