SILVIA BINI
Cronaca

Regole ignorate nell’80% dei casi: "Serve trasparenza"

L’associazione ha preso in esame 40 percorsi

Una delle numerose riunioni dell’associazione guidata da Paolo Sanesi per discutere del tema della partecipazione

Una delle numerose riunioni dell’associazione guidata da Paolo Sanesi per discutere del tema della partecipazione

Quaranta percorsi partecipativi, analizzati uno a uno. Il risultato? Solo il 20% risulta in regola. Il restante 80% - secondo l’indagine svolta dall’associazione AttivaPrato - o non ha ricevuto risposta o è stato condotto in modo difforme da quanto previsto dal regolamento comunale. Non un dato da poco, se si considera che la partecipazione civica dovrebbe essere una garanzia per i cittadini, non un rituale formale o, peggio, un gesto a discrezione della politica.

A dirlo è Paolo Sanesi, presidente dell’associazione, che da mesi batte su un punto: "Se esiste un regolamento, deve essere applicato. La partecipazione non è un favore che si concede o una prassi da seguire ‘alla carta’. Vale per tutti e deve essere verificabile, garantita, riconoscibile".

Nel mirino di AttivaPrato ci sono situazioni concrete e documentate. Due esposti sono già stati presentati al Comune. Uno riguarda il caso de La Querce, dove - come in molte altre situazioni - è stato chiesto un parere sul percorso partecipativo relativo a una variante urbanistica. Il risultato? Il percorso, esaminato attentamente, "non rispetta quanto previsto dal regolamento comunale".

Non è un’eccezione. "I cittadini che portavano avanti una battaglia depositano memorie, petizioni, documenti con richieste puntuali e dettagliate. Ma le risposte sono spesso vaghe, molte volte solo verbali, altre del tutto assenti. È inaccettabile. I cittadini che raccolgono 300 firme, che studiano i dossier e si presentano in commissione, meritano una risposta formale e scritta".

L’elenco dei casi critici è lungo: San Paolo – Borgonuovo (sulla richiesta di un osservatorio di quartiere), via Cherubini (per i giardini e i servizi anagrafici), Iolo (su un’antenna contestata), Grignano, via Barsanti (sulla clinica e le nuove sale operatorie), fino ad arrivare a petizioni discusse e poi scomparse nei meandri delle commissioni consiliari. "Si organizza un’unica serata pubblica - racconta Sanesi - mezz’ora per spiegare tutto, e poi più nulla. È una finta partecipazione".

Eppure, nonostante la crescente sensibilità verso i temi dell’ascolto e della cittadinanza attiva, la partecipazione fatica a decolare. A confermarlo è anche il dibattito ospitato in città intorno al libro di Ernesto Maria Ruffini, "Più uno. La politica dell’uguaglianza" (Feltrinelli), in cui si parla proprio di "impegno sociale condiviso" e di una "politica collettiva che rimetta al centro i cittadini come protagonisti della democrazia".

Concetti importanti, ma - si chiede Sanesi - "come si traduce tutto questo nella realtà, se la prima risposta che riceve un cittadino attivo è il silenzio?". Oggi più che mai, secondo AttivaPrato, serve un cambio di passo: "Non chiediamo miracoli, ma regole certe, tempi chiari e trasparenza. Se vogliamo davvero riportare le persone dentro la politica, dobbiamo garantire che chi partecipa sia ascoltato. Altrimenti tutto si riduce a propaganda". La partecipazione non può essere solo uno slogan. È un diritto.

Silvia Bini