
Una delle numerose riunioni dell’associazione guidata da Paolo Sanesi per discutere del tema della partecipazione
Quaranta percorsi partecipativi, analizzati uno a uno. Il risultato? Solo il 20% risulta in regola. Il restante 80% - secondo l’indagine svolta dall’associazione AttivaPrato - o non ha ricevuto risposta o è stato condotto in modo difforme da quanto previsto dal regolamento comunale. Non un dato da poco, se si considera che la partecipazione civica dovrebbe essere una garanzia per i cittadini, non un rituale formale o, peggio, un gesto a discrezione della politica.
A dirlo è Paolo Sanesi, presidente dell’associazione, che da mesi batte su un punto: "Se esiste un regolamento, deve essere applicato. La partecipazione non è un favore che si concede o una prassi da seguire ‘alla carta’. Vale per tutti e deve essere verificabile, garantita, riconoscibile".
Nel mirino di AttivaPrato ci sono situazioni concrete e documentate. Due esposti sono già stati presentati al Comune. Uno riguarda il caso de La Querce, dove - come in molte altre situazioni - è stato chiesto un parere sul percorso partecipativo relativo a una variante urbanistica. Il risultato? Il percorso, esaminato attentamente, "non rispetta quanto previsto dal regolamento comunale".
Non è un’eccezione. "I cittadini che portavano avanti una battaglia depositano memorie, petizioni, documenti con richieste puntuali e dettagliate. Ma le risposte sono spesso vaghe, molte volte solo verbali, altre del tutto assenti. È inaccettabile. I cittadini che raccolgono 300 firme, che studiano i dossier e si presentano in commissione, meritano una risposta formale e scritta".
L’elenco dei casi critici è lungo: San Paolo – Borgonuovo (sulla richiesta di un osservatorio di quartiere), via Cherubini (per i giardini e i servizi anagrafici), Iolo (su un’antenna contestata), Grignano, via Barsanti (sulla clinica e le nuove sale operatorie), fino ad arrivare a petizioni discusse e poi scomparse nei meandri delle commissioni consiliari. "Si organizza un’unica serata pubblica - racconta Sanesi - mezz’ora per spiegare tutto, e poi più nulla. È una finta partecipazione".
Eppure, nonostante la crescente sensibilità verso i temi dell’ascolto e della cittadinanza attiva, la partecipazione fatica a decolare. A confermarlo è anche il dibattito ospitato in città intorno al libro di Ernesto Maria Ruffini, "Più uno. La politica dell’uguaglianza" (Feltrinelli), in cui si parla proprio di "impegno sociale condiviso" e di una "politica collettiva che rimetta al centro i cittadini come protagonisti della democrazia".
Concetti importanti, ma - si chiede Sanesi - "come si traduce tutto questo nella realtà, se la prima risposta che riceve un cittadino attivo è il silenzio?". Oggi più che mai, secondo AttivaPrato, serve un cambio di passo: "Non chiediamo miracoli, ma regole certe, tempi chiari e trasparenza. Se vogliamo davvero riportare le persone dentro la politica, dobbiamo garantire che chi partecipa sia ascoltato. Altrimenti tutto si riduce a propaganda". La partecipazione non può essere solo uno slogan. È un diritto.
Silvia Bini