REDAZIONE PRATO

Raccontiamo il distretto sano. Filiera, saper fare e innovazione: "Da sempre nel dna di Prato"

La Nazione con Confartigianato, Cna Toscana Centro e Confindustria Toscana Nord inizia un viaggio tra le aziende portatrici dei valori più autentici del sistema produttivo locale.

Raccontiamo il distretto sano. Filiera, saper fare e innovazione: "Da sempre nel dna di Prato"

La Nazione con Confartigianato, Cna Toscana Centro e Confindustria Toscana Nord inizia un viaggio tra le aziende portatrici dei valori più autentici del sistema produttivo locale.

L’eccezionalità del distretto tessile più grande d’Europa sta nella virtuosa normalità che caratterizza tutte le fasi di produzione della filiera. Insieme, dalle piccole imprese artigiane a quelle più strutturate e con cicli produttivi completi, compongono il fiore all’occhiello del Made in Italy, che affonda le radici nel saper fare della tradizione con lo sguardo attento all’innovazione e al futuro. Ecco l’identikit di un distretto, quello pratese, da sempre laborioso, nato e cresciuto nella città delle gore, fonte primaria per l’arte della cardatura, filatura e tessitura.

La Nazione ha scelto di stare al fianco delle associazioni di categoria Confartigianato Imprese Prato, Cna Toscana Centro e Confindustria Toscana Nord e di intraprendere un viaggio in nove aziende ‘normali’, dove il lavoro virtuoso nel rispetto delle regole, dei lavoratori e dell’ambiente sono la ‘normalità’. Ne esce una faccia diversa, ’pulita’ di un distretto ricco di tante realtà piccole e medie che nella quotidianità contribuiscono a creare il buon nome di Prato. Con la prossima domenica i nostri lettori potranno scoprire insieme a La Nazione e alle associazioni di categoria i volti di artigiani e imprenditori che contribuiscono con il loro saper fare a rendere grande il distretto, conosciuto in tutto il mondo per la sua storia tessile e legato a illustri nomi del passato, come il mercante Datini, creatore di una vera holding medioevale. L’incontro con i protagonisti del distretto sarà ogni domenica sulle pagine de La Nazione.

"Questa iniziativa ci permette di raccontare una storia fatta di decenni di eccellenze, di imprese attive sul territorio da anni – afferma Claudio Bettazzi, presidente di Cna Toscana Centro – Già dopo il rogo di Teresa Moda nel 2013 si è avvertita la necessità di fare un racconto diverso rispetto a quello con cui si presentava Prato. Il distretto può contare su eccellenze straordinarie che negli anni sono riuscite a fare ottimi salti di qualità. Vogliamo raccontare quelle imprese che senza troppa pubblicità hanno fatto e continuano a fare sforzi per migliorarsi. Lo storytelling del distretto va ribaltato: c’è chi non è avvezzo a rispettare le regole, ma non rappresenta la maggioranza della realtà pratese".

Anche per Luca Giusti, presidente di Confartigianato Imprese Prato, "non può essere qualche caso singolo legato allo sfruttamento e all’illegalità a delineare l’identikit del distretto". E Giusti indica nelle radici, nella tradizione e nella storia centenaria le peculiarità che distinguono "le nostre aziende manifatturiere, diverse anche da altre imprese italiane del medesimo settore. Qui c’è attaccamento alla tradizione, al know how con lo sguardo attento verso l’innovazione e la qualità. Sono valori praticati dalla stragrande maggioranza delle attività produttive: dall’economia circolare alla collaborazione tra imprese della filiera, dalla formazione alla ricerca delle certificazioni". A proposito Giusti annuncia la volontà di rilasciare alle aziende locali della filiera una sorta di ’bollino di qualità’ attraverso audit interni e parametri stabiliti in un decalogo.

Francesco Marini, presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord, nelle settimane scorse ha usato parole molto dure verso quella lettura falsata e parziale data al distretto dall’esterno e ribadisce: "Il rischio che si corre è di un danno di immagine importante. La legalità è un valore acquisito dalle nostre aziende, per cui è giusto denunciare e controllare le sacche di illegalità.Si deve aumentare la cultura industriale rivolgendosi ad un mercato che va dal medio all’alto di gamma. E’ importante che tutta la filiera possa godere della medesima reputazione, richiesta dai brand: già si possono contare 500 aziende certificate da Textile Exchange ed altri percorsi virtuosi che riguardano sostenibilità, sociale, governance. E’ necessario l’impegno della politica e delle istituzioni addette ai controlli perché le sacche di illegalità vengano debellate. Intanto molte aziende si stanno organizzando con audit interni per garantire che tutti i passaggi della filiera siano assicurati. Molte delle aziende industriali hanno un rapporto diretto col mercato e hanno lavorato e lavorano con successo per avere una propria visibilità e un’identità definita. Ma anche questa attenzione alla promozione è la ‘normalità’ per il tessile pratese". Le tre associazioni hanno ricevuto molte telefonate da parte di imprenditori dicendo di "voler prendere le distanze dai casi recenti di emersione di sfruttamento e di illegalità". Per fare questo è "necessario raccontarsi e farlo bene, diventando protagonisti".

Sa.Be.