ROBERTO BALDI
Cronaca

"Qui è un paradiso, nessuno ce lo può togliere"

A Filettole sulla terrazza più bella di Prato anche la paura può essere guardata da lontano. "E la buona tavola alla fine vince su tutto"

Non di sola stoffa vive Prato:

dal centro città all’hinterland

collinare è un susseguirsi

di ristoranti con caratteristiche

diverse. Un mondo in continua evoluzione anche alla luce dei nuovi divieti che li riguardano e che racconteremo settimanalmente su queste pagine dedicate ai protagonisti principali di questo settore. Dopo Pirana e Mag56

la terza tappa del nostro

viaggio è al ristorante Logli

di Filettole.

di Roberto Baldi

Non sei di Prato se non hai mai fatto un’escursione a Filettole al ristorante Logli, dove genitori e nonni si soffermavano con la fidanzatina per la merenda degli amori, finocchiona pane e vino buono, per poi inerpicarsi nei prati soprastanti, il plaid disteso in un campo di papaveri o la macchina dei desideri per i benestanti. Dalla cucina emanano i profumi di sempre, tutta roba di produzione locale con piatti della tradizione e verdura fresca, antipasti misti, polenta con i funghi, crostini di fegato, affettati, le penne al ragù, la bistecca alla fiorentina, il pollo alla diavola, il coniglio in tutti i modi. Ad accoglierti Gigliola e Walter con i figli Clarissa e Filippo Pozzarini in un clima di cordialità e simpatia, mentre un ruscello da basso suona una musica garrula, incespicando fra i massi che si ergono a pelo d’acqua, e i prati si spengono in un verde timido e scontroso di questo fine autunno. "Qua si respira la vita - dico ai figli Clarissa e Filippo Pozzarini, new entry del ristorante - lontani da una Prato, che annienta la reciprocità e inaridisce l’interiorità". "In effetti questo è stato fino a ieri il paradiso della città, dove anche i rapporti individuali si tramandavano nella serenità delle cose semplici e dove vigilavano i casati di un tempo - i Logli, i Razzoli, i Pelagatti e altri - in un’unica grande famiglia cementata dall’amicizia e dalla solidarietà che esisteva fra tutti noi. Purtroppo le cose sono peggiorate negli ultimi tempi".

Per quale motivo?

"La vostra cronaca ha ricordato che negli ultimi tre mesi fra qui e Carteano ci sono stati 16 furti, cinque in una settimana, quando i ladri si sono presentati disinvoltamente nelle abitazioni e sui tetti in pieno giorno, costringendoci a una riunione congiunta da cui è derivata l’iniziativa di istituire una guardia giurata a protezione delle nostre case".

Un segno dei tempi cupi a cui si aggiunge il decreto ministeriale di chiusura ristoranti alla sera. Voi come ovviate al nuovo problema?

"Con l’adesione obbligata alla chiusura serale. Per il pranzo abbiamo fortunatamente una disponibilità di spazi assai vasta che ci ha permesso di ridurre i tavoli del 30% per il mantenimento delle distanze fra i commensali".

C’è anche il cibo da asporto?

"Ovviamente. La clientela sta rispondendo con interesse particolare soprattutto nei giorni festivi e prefestivi".

E’ diminuito il gusto della buona tavola, del tirartardi in mezzo a un piatto di ravioli, bistecca e un vino di quello buono.

"Si è perso il gusto del pasto serale e si è ridotta la presenza di commensali: non è facile invogliare la gente in un periodo in cui il lavoro langue, la scuola è un’impresa, lo svago viene posto per ultimo. Vi si aggiunga un terrorismo mediatico, che va oltre le effettive esigenze anticovid".

Non ci resta che piangere?

"Mai arrendersi. La vita, nonostante la nostra giovane età, ci ha insegnato già a non aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia. Noi manteniamo le danze della buona tavola, confidando sul tradizionale richiamo di un luogo paradisiaco e della buona cucina che nessun Covid può illanguidire".

(3- continua)