REDAZIONE PRATO

Quarant’anni fa moriva Bisori Il senatore che fece moderna Prato

A lui si debbono l’istituzione del Tribunale e della Camera di commercio. Il ricordo del nipote Giovannelli

La Prato moderna è legata a figure come quella che si ricorda oggi, Guido Bisori, a 40 anni dalla sua scomparsa. Avvocato, tra i fondatori della Democrazia Cristiana e senatore per 25 anni, oltre che sottosegretario del ministero degli Interni, Bisori ha contribuito con la sua "attività, costanza, tenacia", come lo ricorda Silvano Bambagioni, presidente della Cassa di Risparmio, nell’introduzione ad un prestigioso libro di quasi 500 pagine edito dalla stessa banca nel 1982 (Guido Bisori. Scritti e discorsi. Prefazione di Guido Gonella), a favorire lo sviluppo di Prato. A lui, per esempio, si debbono l’istituzione del Tribunale, della Camera di commercio, dell’Archivio di Stato e dell’autonomia della Diocesi da quella di Pistoia. Gettò anche i semi per la futura Provincia. A Bisori, che lavorò a fianco di De Gasperi, Pella, Fanfani, Scelba, Tambroni, Zoli, Segni e Leone, toccò ricordare tre letterati illustri: Gabriele D’Annunzio per il suo corso di studi al Cicognini nella cerimonia commemorativa al Senato, Curzio Malaparte e Sem Benelli. La passione speciale di Bisori per Prato si legge in una lettera che l’allora vescovo Pietro Fiordelli scrisse nel marzo 1972 (oggi custodita nell’Archivio di Stato) al senatore, quando quest’ultimo decise di lasciare la politica attiva: "Non posso dimenticare il suo vivo e genuino senso dello Stato, ma soprattutto l’attaccamento che ha avuto alla nostra cara città di Prato e la dedizione intelligente, appassionata, instancabile con cui ha operato in suo favore, per avviare a soluzione i suoi tanti problemi".

Di lui, un ricordo vivo del nipote che oggi porta il suo nome, l’avvocato Guido Giovannelli. "Il 22 maggio 1983 decedeva a Prato mio nonno, Guido Bisori. Qualche giorno dopo, in una piovosa giornata di maggio e in un Duomo gremito di pratesi, il Vescovo Fiordelli ne celebrava le esequie. Io avevo 14 anni. A me, che sono il primo dei suoi 8 nipoti e che porto il suo nome (il più giovane dei miei cugini ne porta, invero, anche il cognome), è chiesto un ricordo, a 40 anni dalla sua morte. La figura di Guido Bisori ha sempre illuminato la famiglia di mia mamma: lo contraddistinguevano l’autorevolezza e la serietà, che percepivamo anche noi, allora bambini. Autorevolezza, non solo per gli incarichi pubblici ricoperti (Senatore della Democrazia Cristiana dal 1948 al 1972 e Sottosegretario al Ministero degli Interni per 10 anni), ma anche per la grande cultura giuridica, storica e letteraria e per le sue doti oratorie, da vero avvocato. Serietà, per la meticolosità nel trattare ogni questione, per la capacità di ascolto, per la voglia di informarsi, per l’attenzione e l’amore verso lo studio, come antidoto alla superficialità nell’approccio ai problemi. Avvocato e collega di studio in Firenze di uno dei padri fondatori del diritto amministrativo come il Prof. Federico Cammeo, a me lascia un’eredità gravosa e responsabilizzante. Uomo di fede, soprattutto: certo che le vicende umane non possono che trovare compimento nella volontà di Dio. Ci ha trasmesso l’amore per le montagne, dalle Alpi alle Apuane, quali banchi di prova nel cammino dell’uomo e segni tangibili della presenza di Dio. Pratese, amò e servì sempre la sua città: a lui si debbono, fra le altre cose, l’ottenimento del Tribunale, della Camera di Commercio e dell’Archivio di Stato, oltre all’autonomia della nostra Diocesi".

Sara Bessi