E’ una situazione da muro contro muro quella a cui si assiste fra Publiacqua e il Consorzio degli spurghisti associati. Al centro del contendere l’impianto di trattamento liquami di San Donnino, chiuso ormai da mesi per gli interventi di adeguamento normativo. Una struttura, l’unica di Firenze, che risulta fondamentale anche per il territorio pratese per poter fare fronte a tutte le richieste di vuotatura delle fosse biologiche avanzate da privati cittadini, condomini, uffici pubblici, hotel e ospedali. Un impianto che il Csa, per bocca del suo vicepresidente, il pratese Massimo Durgoni, chiede di riaprire immediatamente, arrivando perfino a ipotizzare una gestione diretta da parte del Consorzio, chiedendo pertanto un incontro urgente all’assessore regionale Monni e al sindaco di Firenze Nardella. Soluzione che però viene respinta al mittente da Publiacqua.
"Non si comprendono le affermazioni del Consorzio spurghisti associati – afferma il neo presidente di Publiacqua Nicola Perini (foto) – che, pertanto, appaiono provocatorie e pretestuose". L’impianto di San Donnino, spiega Publiacqua, non può ricevere i liquami provenienti dalle fosse biologiche perché le modifiche intervenute negli atti autorizzativi comportano criticità non superabili, se non con l’investimento che Publiacqua sta progettando.
"Stiamo procedendo alla progettazione esecutiva degli interventi necessari e abbiamo già acquisito i terreni dove realizzare le opere. La piattaforma verrà realizzata al depuratore di San Colombano e permetterà di rispondere pienamente alle esigenze del territorio, garantendo tra l’altro un raddoppio della capacità di trattamento rispetto a quelle attuali di San Donnino, oltre che a garantire efficienza ambientale del trattamento".
La soluzione di San Colombano individuata da Publiacqua però non accontenta gli spurghisti. Perché è un’opera di cui si parla da tempo e perché non riesce nell’immediato a dare risposta all’emergenza liquami. Tanto che viene definita "un miraggio". Publiacqua comunque tira dritto per la propria strada.
"La proposta di prendere in gestione San Donnino appare provocatoria – aggiunge il gestore del servizio idrico –. Per rispettare i limiti di scarico previsti dalle autorizzazioni sarebbero infatti necessari, anche per le imprese del Consorzio, investimenti importanti e non coerenti con le tempistiche dichiarate dagli spurghisti stessi".
"Le problematiche che stiamo vivendo come Publiacqua – ricorda ancora il presidente Perini – non sono gestionali ma autorizzative e quindi nessun gestore potrebbe fare meglio e in tempi più rapidi di quello che sta facendo Publiacqua. Stupisce inoltre che la polemica venga sollevata da quello stesso Consorzio che l’anno passato rifiutò di firmare un contratto che conteneva le revisioni prezzi dovute ai maggiori oneri di smaltimento fanghi sostenuti da Publiacqua. Revisione che, tra l’altro, non copriva gli aumenti dei costi di smaltimento: Publiacqua, nell’interesse generale e per non gravare sui cittadini, se ne assumeva in parte il costo". re.po.