
Un accesso ogni tre minuti nella fascia oraria dalle 11 alle 17. E’ il numero più eclatante emerso durante la seduta della commissione comunale sanità, incentrata sui problemi del pronto soccorso. Una struttura da anni al centro di polemiche e proteste per le condizioni di degenza e i tempi d’attesa prima che si liberi un posto letto per potere essere ricoverati. Problemi che sono nuovamente esplosi in queste prime settimane del 2023 con decine di pazienti in barella anche per 48 ore in attesa del ricovero. A prendere parte alla seduta della commissione sono stati la direttrice dell’ospedale Santo Stefano, Sara Melani, e il direttore del pronto soccorso Simone Magazzini. Quest’ultimo ha spiegato che la degenza media al pronto soccorso è di 16 ore, mentre in questi giorni siamo saliti a 24 ore. Numeri pesanti, così come è pesante la situazione degli accessi. Nel 2022 sono stati 81.000, riavvicinandosi ai numeri precovid, quando nel 2019 ci furono 102mila accessi. Il trend per il 2023 è in salita e si pensa che si possa sfondare quota 90.000 accessi, con la differenza rispetto a qualche anno fa che adesso c’è quasi la metà dei medici in pronto soccorso ad attendere i pazienti. L’altro numero che fa impressione è quello degli accessi impropri. Come spiegato dalla direttrice Melani il 30% dei pazienti potrebbe trovare una risposta diversa sul territorio. Cifra che tradotta in concreto significa che 27.000 persone potevano fare a meno del pronto soccorso, cioè ben 73 al giorno. Per quanto riguarda i ricoveri, solo il 14,8% degli utenti finisce poi in un posto letto del Santo Stefano, gli altri vengono dimessi con la richiesta di fare riferimento alle strutture del territorio. "Il nostro obiettivo deve essere quello di smetterla di tenere le persone in attesa sulle barelle - dice Magazzini -. L’azienda fa tutto quello che può, cerca personale, posti letto nelle cure intermedie, ma al momento non basta per raggiungere il vero obiettivo, quello di eliminare l’attesa in barella dal pronto soccorso. Anche perché poi il medico del pronto soccorso deve stare dietro anche a questi pazienti e non si può dedicare pienamente ai nuovi arrivati". Poi l’allarme sul personale. "Alla fine di ogni picco influenzale perdiamo sistematicamente medici in pronto soccorso – conclude -, perché dopo un simile periodo di stress ti viene voglia di andare a lavorare da un’altra parte".
Ma quando ci saranno interventi strutturali per migliorare la situazione? All’orizzonte miglioramenti significativi non sembrano esserci. "Come comunicato dall’azienda stiamo attivando altri posti letto a Villa Fiorita con disponibilità 7 giorni su 7 - sottolinea -. L’assistenza ai pazienti è sempre garantita anche se con una situazione di personale estremamente stressato. E se c’è bisogno di indagini diagnostiche anche queste vengono garantite e assicurate. Quindi il paziente non è abbandonato a se stesso. Purtroppo dalle graduatorie in atto riusciremo a ottenere molto poco come personale e questo chiaramente ci preoccupa".
Stefano De Biase