Prete arrestato, quel vortice di soldi. La Procura ricostruisce gli anni delle spese folli

Si cercano i giustificativi di tutti i movimenti di denaro dai conti personali e da quelli della parrocchia. Martedì la preghiera di riparazione

Don Francesco Spagnesi

Don Francesco Spagnesi

Prato, 18 settembre 2021 - Conti correnti passati al setaccio, non solo quelli personali ma anche quelli della parrocchia della Castellina da cui sono stati effettuati i prelievi più consistenti. Si parla di oltre centomila euro a cui mancherebbe un giustificativo.

E’ sempre sull’aspetto delle spese folli di don Francesco Spagnesi, parroco per 12 anni alla chiesa dell’Annunciazione alla Castellina, arrestato per spaccio e indgatao per appropriazione indebita, che ruotano le indagini della squadra mobile e della procura di Prato.

Gli inquirenti vogliono capire quanto abbia speso il sacerdote dal 2019 all’aprile scorso, quando la Diocesi – dopo tanti sospetti – ha revocato a don Spagnesi il potere di firma dal conto corrente. Nell’ordinanza di custodia cautelare che dispone i domiciliari per il prete, difeso dagli avvocati Costanza Malerba e Federico Febbo, si parla di prelievi di 40.000 euro in due mesi e 75mila in sei mesi.

Gli investigatori vogliono capire quale sia stata l’entità delle somme che il parroco ha sotratto alla parrocchia per comprare gli stupefacenti (soprattutto cocaina e Gbl, la droga dello stupro) che poi consumava insieme al suo compagno, Alessio Regina, difeso dall’avvocato Antonio Bertei, anche lui a domiciliari per spaccio e importazione di sostanze stupefacenti.

Per ogni uscita si cerca il giustificativo. Dalla movimentazione sul conto corrente gli investigatori vogliono risalire a quale fosse il giro di droga che circolava nella mani del sacerdote e del suo compagno. Sostanze stupefacenti che poi condividevano con i partecipanti, tutti uomini, degli incontri a sfondo sessuale a casa del Regina.

Altro capitolo è invece rappresentato dai soldi delle offerte, raccolti durante le messe o chiesti ai parrocchiani accampando scuse generiche, come "aiutare una famiglia in difficoltà" senza mai specificare quale. Soldi che i parrocchiani hanno consegnato direttamente nelle mani del prete.

Alcuni dei fedeli traditi si sono presentati spontaneamente in questura e in procura per sporgere querela. Oltre all’ipotesi dell’appropriazione indebita, il pm Lorenzo Gestri sta vagliando l’ipotesi di contestare al sacerdote anche la truffa.

Nella ricerca spasmodica di soldi da spendere nella droga, don Spagnesi non sembra essersi fermato di fronte a nulla. Il 4 settembre – quando sa già di essere indagato e quando ha già lasciato la guida della parrocchia con la scusa di prendere "un anno sabbatico" – don Spagnesi chiede al viceparroco, don Paolo Ridolfi, di dargli il denaro raccolto durante la messa e di farlo prima che arrivi il contabile della Diocesi a ritirarlo. Don Paolo gli dà i soldi pur conoscendo i problemi di tossicodipendenza di don Francesco e della serate a sfondo sessuale.

Don Paolo è indagato per appropriazione indebita in concorso con Spagnesi. Intanto ieri la diocesi ha annunciato un momento di preghiera per i fatti che stanno investendo la chiesa di Prato. Martedì 21 settembre alle 21,15 nella chiesa di San Domenico il vescovo Giovanni Nerbini invita i fedeli e i sacerdoti a riunirsi davanti al Santissimo Sacramento.