
Ci sono diecimila sentenze accumulate dal 2012 al 2021 a cui manca la dichiarazione di irrevocabilità
Prato, 30 luglio 2025 – Diecimila sentenze accumulate dal 2012 al 2021 a cui manca la dichiarazione di irrevocabilità senza la quale non possono essere eseguite. Succede anche questo al tribunale di Prato alle prese da anni con una scopertura di organico del personale amministrativo del 47% e del 40% in procura. Una vicenda che ha del grottesco, come le tante che hanno interessato il palazzo di giustizia pratese che, appena sette mesi chiuse a causa di un black out provocato da un topo nella cabina elettrica.
Alle tante magagne strutturali (l’archivio è inagibile per pericolo crolli, per fare un esempio) si affiancano quelli della mancanza di personale amministrativo che possa dare esecuzione alle sentenze: senza l’irrevocabilità la sentenza è nulla e il rischio di prescrizione per l’esecuzione pena è alto. Come accaduto qualche giorno fa quando la procura si è ritrovata sul tavolo la richiesta di esecuzione pena di una sentenza pronunciata nel dicembre 2012 per rapina aggravata, resistenza a pubblico ufficiale, esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Tanto vale non farli i processi, viene da pensare. Ma lo Stato dov’è?
La notizia ha sollevato la reazione dell’associazione nazionale magistrati. “La situazione del tribunale e della procura di Prato è drammatica: impone una presa di posizione e degli interventi significativi da parte del ministero – dicono dalla giunta esecutiva centrale dell’Anm –. Non è accettabile che, ancora una volta, la domanda di giustizia venga messa in discussione dalla mancanza di risorse umane e materiali”.
Una storia non nuova a Prato che ha portato negli anni a tanti appelli, dichiarazioni di intenti (disattese) e passerelle di politici. “A Prato manca la metà degli amministrativi, e questo ha prodotto, tra le altre inefficienze, un arretrato di 10mila sentenze penali delle quali non è mai stata dichiarata l’irrevocabilità con la conseguenza che ci sono sentenze di condanna estinte a causa dei ritardi. Il governo se ne occupi con urgenza”.
“C’è un solo colpevole ed è il Ministero – ha attaccato Walter Vizzini, sindacalista Fp Cgil – Ogni cinque anni vengono gli ispettori del Ministero che sono a conoscenza della situazione. Inutile fare finta di indignarsi adesso. Purtroppo in passato è stata fatta una scelta dolorosa: per mandare avanti i processi è stato deciso di sospendere l’esecuzione pena. Sono state organizzate task force per smaltire gli arretrati ma non sono servite. Ogni anno il tribunale sforna circa 3.000 sentenze penali, il che vuol dire che per fare l’esecuzione pena e abbattere i carichi ne dovrebbero essere trattati 5.000. Impossibile con un organico dimezzato. D’altronde ci si dimentica che a Prato, unico caso in Italia, l’ufficio decreti ingiuntivi del giudice di pace è stato chiuso per un anno per mancanza di personale”.
Laura Natoli