Prato, i cinesi ritirano i bambini da scuola. Il Comune: "Pronti a denunciare"

Venti genitori si sono presentati all’istituto Mascagni per comunicare che non manderanno i figli a lezione. Addio formalizzato solo per chi era iscritto alla materna. "Gli altri devono rispettare l’obbligo di frequenza"

L’assessora all’istruzione Ilaria Santi

L’assessora all’istruzione Ilaria Santi

Presidi e Comune contro genitori cinesi. Il campo di battaglia è l’obbligo scolastico che le famiglie orientali non vogliono rispettare. Troppo alta la paura dei contagi per accettare di mandare i figli a scuola, tanto che ieri mattina una ventina di genitori cinesi si sono presentati alla scuola Mascagni di via Toscanini per comunicare l’intenzione di voler ritirare i bambini. La risposta della preside e quella dell’amministrazione è stata perentoria: "Chi non manderà i figli alla scuola dell’obbligo sarà denunciato ai carabinieri". Dieci famiglie hanno comunque deciso di ritirare i propri bambini dalla materna (che però non ricade in obbligo scolastico), mentre chi ha figli che frequentano le elementari, nonostante le intenzioni, non ha potuto formalizzare la volontà di non farli rientrare in classe. Adesso c’è da capire se lunedì, nonostante gli avvertimenti, i genitori sceglieranno comunque di non far varcare il portone di ingresso ai bambini.

Il comprensivo Mascagni ha un’altissima popolazione straniera: alla scuola dell’infanzia l’80% degli iscritti non è italiano mentre alla primaria la percentuale scende, di poco, al 70%. La gran parte degli alunni stranieri è di origine cinese, anche perché il plesso si trova alle porte di Chinatown. Diventa così concreta la possibilità – riportata lunedì da La Nazione – di una serrata delle famiglie orientali nei confronti delle scuole, come era emerso dal sondaggio lanciato dal giornale online cinese "Yidali Daquan" su WeChat: il 94% delle famiglie che hanno partecipato - circa seimila in tutta Italia – ha confermato di essere intenzionato a lasciare i figli a casa per paura dei contagi. L’atteggiamento iper prudente non sarebbe una novità, visto che i cinesi hanno iniziato il lockdown molto prima del 5 marzo, il giorno della chiusura di tutte le scuole d’Italia.

"E’ venuto un gruppo di genitori cinesi a scuola. Volevano comunicare che avrebbero ritirato i figli – spiega la preside del comprensivo Mascagni, Claudia Del Pace – Abbiamo spiegato loro che in età dell’obbligo, ossia da 6 a 16 anni, non è possibile e che la scuola rilascia il nullaosta solo per validi motivi e se il bambino viene iscritto ad un altro istituto. Dopo le nostre spiegazioni alcuni genitori sono usciti mentre dieci, con bimbi iscritti alla materna, hanno deciso di ritirare i figli. Questo, per quanto sconsigliato, è possibile perché la materna non rientra nella scuola dell’obbligo". A questo punto soltanto lunedì la preside saprà con esattezza quanti bambini cinesi saranno assenti, soprattutto alle elementari: "Monitoreremo il fenomeno per i primi giorni della prossima settimana – continua – Se le assenze saranno confermate saremo costretti a procedere con la segnalazione di abbandono dell’obbligo scolastico". In soldoni la scuola comunicherà al Comune le assenze sospette e l’amministrazione a sua volta si rivolgerà ai carabinieri che avranno il compito di controllare dove si trovano i bambini e i motivi per cui non sono in classe.

"Non è ammissibile che gli alunni restino a casa – interviene decisa l’assessore all’istruzione Ilaria Santi – Se queste famiglie si trovano in Italia devono rispettare le leggi italiane. Non intendiamo tollerare assenze ingiustificate e se accadrà le famiglie se ne assumeranno la responsabilità". Come se non bastassero i problemi di organizzazione sulla ripartenza dell’anno scolastico, a creare nuovi grattacapo all’amministrazione e ai presidi c’è ora la comunità cinese che sembra davvero intenzionata a prolungare il lockdown con conseguenze disastrose su didattica e integrazione.

Nel corso della prima settimana di scuola verranno monitorate le assenze così come per tutto il mese di settembre. E nei casi ritenuti anomali sarà attivato lo sportello di mediazione linguistica che avrà il compito di rintracciare e informare le famiglie. Se i genitori non volessero comunque saperne, il Comune procederà secondo la legge: l’abbandono della scuola elementare è contemplato come reato dal codice penale.

"Sulla frequenza faremo un punto della situazione con i dirigenti dopo la prima settimana di scuola e, successivamente, alla fine del mese di settembre – aggiunge Santi –. Inoltre il Comune ha già attivato uno sportello di mediazione linguistica telefonico, disponibile tutti i giorni, per contattare le famiglie nel caso di assenze ingiustificate a scuola dei bambini e per dare informazioni su come rientrare in classe in sicurezza. Nessuno studente resterà indietro. L’istruzione, in sicurezza, sarà garantita a tutti". Per evitare fraintendimenti (e scuse) l’ufficio immigrazione ha inviato su WeChat una ulteriore comunicazione per ribadire quanto previsto in Italia sull’obbligo scolastico e quali sono le regole per stare in classe in sicurezza.

"Abbiamo attivato tutti i protocolli possibili, sanificato gli ambienti, sottoposto a test sierologico le insegnanti: non c’è alcuna ragione per non venire a scuola", ripete Del Pace. Lunedì il responso.