Laura Natoli
Cronaca

Permessi facili, in 161 alla sbarra. Prima udienza fra un anno e mezzo

Preliminare conclusa dopo mesi. Tutti a processo, professionisti e cinesi. Ma la prescrizione bussa già

L’ex procuratore di Prato Giuseppe Nicolosi il giorno degli arresti dei professionisti

L’ex procuratore di Prato Giuseppe Nicolosi il giorno degli arresti dei professionisti

Prato, 25 maggioi 2024 – In 161 a giudizio fra professionisti e cittadini cinesi per la colossale truffa messa in piedi per ottenere i permessi di soggiorno. Si è chiusa ieri in aula bunker a Firenze, a distanza di mesi vista la difficoltà solo per fare l’appello, l’udienza preliminare a carico degli imputati per i quali la procura ha chiesto il rinvio a giudizio nell’ottobre 2023 nell’ambito della maxi inchiesta della guardia di finanza chiamata "Easy permit" che nel 2021 portò agli arresti domiciliari sette fra consulenti del lavoro, professionisti e un cinese. Il gup Leonardo Chesi ha rinviato a giudizio tutti gli imputati per i quali si è proceduto con rito ordinario.

Quattro dei 209 indagati iniziali, quelli per cui rimasero le misure cautelari (i coniugi Alessandro Frati e Alessandra Belliti dell’omonimo studio di consulenza del lavoro, l’imprenditore Wu Chao dello studio Rw, il consulente fiscale Giuseppe Cannatà) sono già a dibattimento in quanto fu disposto il rito immediato. Ieri è stata definita la posizione dei restanti.

Solo due donne, difese dagli avvocati Federico Febbo, Costanza Malerba e Nicola Badiani, sono state prosciolte. Un altro, invece, ha patteggiato una pena a otto mesi. Per tutti gli altri è arrivato il rinvio a giudizio con la fissazione della prima udienza il 22 settembre 2025, un tempo biblico. Un anno e mezzo e quasi 200 imputati, reati che risalgono agli anni fra il 2015 e il 2016. In poche parole: un altro processo che nasce morto, che non vedrà mai la fine perché la prescrizione è alla porta. Eppure si tratta della seconda grande inchiesta della procura di Prato (i pm erano Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli) che ha messo gli occhi sulla connivenza fra colletti bianchi e cittadini cinesi per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno con documenti creati ad arte per trarre in inganno gli agenti della Questura.

L’inchiesta, dai numeri colossali, coinvolse ben sette studi professionali pratesi e centinaia di imprenditori cinesi (difesi fra gli altri dagli avvocati Veltri, Denaro, Nicolosi, Fantappiè, Magni, Nesti, Benedetti, Lenzi, Bonfante, Guarducci, Rocca, Tresca) che accedevano ai servizi dei consulenti per ottenere i rinnovi dei permessi di soggiorno. Nell’inchiesta emerse di tutto: permessi facili, ditte inesistenti, bilanci farlocchi per far apparire situazioni economiche inesistenti, una giungla di prestanome per nascondere i veri titolari delle aziende.

La rete di studi professionali si sarebbe adoperata per far avere agli orientali il rinnovo del permesso pur non avendone i titoli oppure per far sparire ditte intere agli occhi del fisco con il solito sistema delle "apri e chiudi". Le domande che arrivavano (e che arrivano tutt’ora) all’Ufficio immigrazione erano talmente tante che i pochi addetti allo sportello non erano in grado di controllare sul campo se le situazioni rappresentate nei documenti erano vere. Gli agenti si fidavano delle carte preparate dai professionisti e così decine e decine di orientali hanno ottenuto il rinnovo del permesso in maniera illegale. In poche parole il "sistema Prato", come fu chiamato dall’ex procuratore di Giuseppe Nicolosi che non esitò a definire "palude" quel sistema di connivenza fra colletti bianchi e cinesi.