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Pecci, il centro delle polemiche "Ci costa 154 euro a visitatore Bini Smaghi si faccia da parte"

Il presidente della Fondazione, sentito ieri in commissione controllo e garanzia, ammette: "Sulla questione ’Perrella’ in corso una trattativa". Opposizione all’attacco: "Numeri disastrosi".

Pecci, il centro delle polemiche "Ci costa 154 euro a visitatore Bini Smaghi si faccia da parte"

"Sulla ’questione Perrella’ è in corso una trattativa per la quale è stata firmata una clausola di riservatezza da entrambe le parti. Al momento la Fondazione ha sostenuto spese legali per circa 15.000 euro". Ha liquidato così la questione Lorenzo Bini Smaghi, presidente della Fondazione per le arti contemporanee in Toscana, chiamato a riferire in commissione controllo e garanzia, convocata dal consigliere di centrodestra Leonardo Soldi, su due punti: il licenziamento in tronco dell’ex direttrice del Pecci Cristiana Perrella (che ha querelato la Fondazione e Bini Smaghi per diffamazione) e il disavanzo di bilancio 2022 del Centro di 332.000 euro. Il primo punto è stato liquidato velocemente da Bini Smaghi che si è preso l’impegno di riferire alla stessa commissione di rendere noti i dettagli quando la trattativa sarà conclusa. Per ora il presidente della Fondazione ha solo spiegato che il licenziamento in tronco dell’ex direttrice è costato 15.000 euro di avvocati alle casse della Fondazione, foraggiata con soldi pubblici. Quella che, invece, ha tenuto banco in commissione è stata la questione della perdita di 332.000 euro nel consuntivo 2022 del Pecci, contro i 26.000 di utile del 2021 (su cui fra l’altro ha pesato il Covid). A chiedere chiarezza è stato, in un duro attacco al presidente Bini Smaghi, il consigliere comunale di FdI, Claudio Belgiorno. "Ho fatto semplicemente un’analisi sui numeri – spiega Belgiorno – Un visitatore costa al contribuente pratese e toscano 154 euro in base a tutti i soldi che vengono dati al Centro Pecci considerando 15.000 visitatori, di cui la metà entra gratis".

I numeri sono quelli resi noti qualche giorno fa: il Pecci nel 2022 ha ricevuto contributi pubblici per oltre due milioni (dei quali 1,2 milioni dal Comune e 732.000 euro dalla Regione), a cui si sommano circa 350.000 euro di contributi su progetti, dati dal ministero della cultura (120.000 in più del 2021). I ricavi per gli ingressi alle mostre sono stati solo 56.250 euro, quelli per il cinema 20.000, per gli spettacoli 31mila, per le visite guidate 9.000.

"Il coraggio è togliere il contributo pubblico o ridurlo completamente – attacca Belgiorno – Bisogna avere il coraggio di dire che questa struttura non funziona e farci qualcos’altro. Ci sono iniziative che ricevono forti contributi pubblici come il Firenze Rock e il Rock in Roma che però funzionano bene e portano anche mezzo milione di visitatori in una settimana". "Bisogna prevedere di fare un passo indietro – ha concluso Belgiorno - Il cda è scaduto con questo bilancio e il suo lavoro è stato negativo. Bini Smaghi non deve essere riconfermato. Purtroppo il Pecci, che sarebbe una bella struttura, è una realtà che non attira nessuno, che non porta turismo. Deve essere ripensato in un’altra formula, sono stati buttati già troppi soldi".

Accuse su cui Bini Smaghi, accompagnato dal direttore Stefano Collicelli Cagol, ha replicato "chiedendo più tempo", spiegando che su quei numeri "pesa il Covid", che il bilancio del 2023 è in pareggio ("anzi puntiamo a mettere in riserva 50mila euro se non ci saranno altri intoppi come il caro bollette), che i costi sono aumentati mentre i fondi sono diminuiti. "Per fare Palazzo Strozzi ci sono voluti anni e pazienza – ha detto – Per il Pecci sarà lo stesso".

Anche Marco Curcio, consigliere comunale della Lega, è andato all’attacco. "Sono 40 anni che c’è il Museo Pecci – ha detto –, i risultati si aggravano sempre di più. La gestione sotto Bini Smaghi non ha impresso la svolta necessaria. Il Pecci non solo non riesce ad attrarre turisti, né ad affermarsi come Centro di arte contemporanea a due passi da Firenze, col capoluogo che ci surclassa con le mostre di Palazzo Strozzi. Il Pecci di Bini Smaghi arriva addirittura ad aggiungere i costi dei legali alle perdite finanziarie. Ho già proposto a Bini Smaghi di prendere atto della situazione e rimettere il suo mandato, purtroppo senza esito. Chiede ’altri due anni’: una situazione così drammatica merita uno stop forzato, per ripensare al sistema che sta alla base di questo Museo".

Laura Natoli