REDAZIONE PRATO

Parroco arrestato, nuove pesanti accuse Indagato anche per tentate lesioni aggravate

Nonostante fosse a conoscenza di essere sieropositivo dal 2011, don Spagnesi ha avuto rapporti non protetti con il compagno

Si allungano le contestazioni nei confronti di Francesco Spagnesi, l’ex parroco della Castellina ai domiciliari da una settimana per spaccio e traffico transnazionale di droga oltre che per appropriazione indebita dei soldi dei fedeli. La procura ha ipotizzato a carico del sacerdote, difeso dagli avvocati Federico Febbo e Costanza Malerba, il reato di tentate lesioni gravissime in relazione alla sieropositività del prete. Ieri la squadra mobile ha perquisito l’appartamento di Figline del compagno di Spagnesi, Alessio Regina (ai domiciliari per spaccio da agosto), per cercare documentazione medica e farmaci che lo stesso sacerdote ha ammesso, durante l’interrogatorio di garanzia di lunedì, di aver lasciato in casa del compagno. Regina è la possibile parte offesa nella vicenda anche se era a conoscenza della sieropositività del parroco: i due avrebbero avuto rapporti non protetti durante i quali il sacerdote avrebbe potuto infettarlo. Il reato di lesioni gravissime è procedibile di ufficio motivo per cui ieri è stata disposta in fretta e furia la perquisizione.

Regina, assistito dall’avvocato Antonio Bertei, ha acconsentito a sottoporsi a un prelievo ematico per verificare se abbia contratto il virus. I risultati dovrebbero arrivare oggi.

Durante l’interrogatorio di garanzia, il gip ha posto domande al sacerdote sulla sua sieropositività in quanto alcuni dei partecipanti agli incontri sessuali, sentiti come testimoni dal pm Lorenzo Gestri, hanno dichiarato di non essere stati messi al corrente delle condizioni di salute del parroco che sa di essere sieropositivo dal 2011. Tre dei partecipanti ai festini a luci rosse hanno, invece, dichiarato di essere a loro volta sieropositivi.

L’ultimo test eseguito da Regina – con cui Spagnesi conviveva da tre anni – risale all’agosto di un anno fa ed era negativo.

Nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip riporta stralci di almeno quattro interrogatori di persone che hanno detto di "non aver ricevuto alcuna informazione circa la sussistenza di malattie sessualmente trasmissibili" da parte del parroco. Quando il sacerdote ha ammesso di fronte al giudice di aver sospeso per un periodo, nel 2020, le cure antiretrovirali (che mantengono bassa la carica virale della malattia) e di aver avuto rapporti non protetti col partner, la procura ha deciso di fare ulteriori approfondimenti contestando il reato di tentate lesioni gravissime per appurare se potesse aver contagiato il compagno. Al contrario, sarebbe difficile risalire ad altre persone che avevano partecipato ai festini e che potrebbero essere state infettate da Spagnesi, a meno che qualcuno non decida di farsi avanti.

Al momento l’unica persona offesa potrebbe essere il compagno che non ha sporto querela. Decisivo sarà il risultato del test eseguito ieri pomeriggio a casa di Regina. Se dovesse essere negativo, l’ipotesi di reato verrebbe automaticamente archiviata.

La condotta del parroco in relazione alla sua sieropositività è stata definita "assai preoccupante" dal gip nell’ordinanza che ha disposto la custodia cautelare ai domiciliari per lo spaccio anche se il reato, in quel momento, non era in contestazione. Troppe persone hanno preso parte ai festini in cui si usavano poche protezioni. Se contagiate potrebbero infettarne altre.

Don Francesco Spagnesi, 40 anni, è finito nella bufera dopo l’arresto di Regina. I due sono stati fermati in auto il 27 agosto scorso dopo che avevano ritirato un pacco con un litro di Gbl, la potente "droga dello stupro", che veniva condivisa, insieme alla cocaina, durante gli incontri sessuale in casa del compagno del parroco. Alla cessione di droga, si è aggiunta l’ipotesi di reato di appropriazione indebita in quanto il prete, almeno da due anni a questa parte, ha usato i soldi del conto della parrocchia dell’Annunciazione alla Castellina per acquistare la droga. Oltre ad aver preso denaro direttamente dai parrocchiani con la scusa di aiutare famiglie povere. Il quadro adesso si complica con la nuova ipotesi di reato.

Laura Natoli