Parla Fabrizio Moretti "Il centro ippoterapico per i bambini a Tavola Il mio sogno realizzato"

Fabrizio Moretti, uno dei più famosi mercanti d'arte al mondo, ha realizzato il suo sogno: un centro ippoterapico dedicato a persone con disabilità fisiche, psichiche o sensoriali. Un luogo di felicità e di gioia, come quella che ha vissuto da bambino grazie all'ippoterapia. Inaugurerà una galleria a Parigi e spera di poter espandere la sua Fondazione.

Parla Fabrizio Moretti  "Il centro ippoterapico  per i bambini a Tavola  Il mio sogno realizzato"

Parla Fabrizio Moretti "Il centro ippoterapico per i bambini a Tavola Il mio sogno realizzato"

di Anna Beltrame

PRATO

Fabrizio Moretti è fra i più famosi e stimati mercanti d’arte al mondo. E’ un uomo generoso, colto, amante del bello. E’ pratese. Ha finalmente realizzato il progetto che definisce "forse la cosa più importante della mia vita": il centro ippoterapico che ha voluto costruire a Tavola con la Fondazione che porta il suo nome. Uno spazio bellissimo dedicato alle persone con disabilità psichica, fisica o sensoriale. Dedicato soprattutto ai bambini e ai ragazzi, alle loro famiglie.

Un sogno che si realizza?

"La Fondazione l’ho costituita nel 2009. Davanti a me vedevo una strada lunga e tortuosa. Ora invece vedere tanti bambini che montano a cavallo è una gioia, quella che volevo trasmettere, perché quella gioia la conosco. Ho lavorato molti anni per rendere fruibile questo centro, lo volevo perfetto. E’ luogo immerso nel verde che riesce a farti anche un po’ dimenticare i problemi. Sì è un sogno che si realizza".

Che parte da lontano.

"Da quando ero bambino, con i miei problemi a camminare. Mio padre Alfredo mi portava al Centro ippico pratese: il lunedì, quando era chiuso al pubblico, ospitava i ragazzi come me. A cavallo mi sentivo finalmente come gli altri, ero felice. L’ippoterapia è stata fondamentale per la mia vita. Ho praticato a lungo l’equitazione a livelli agononistici, disputando anche gare internazionali. Mi sono ripromesso che un giorno, da grande, avrei dovuto offrire ad altri bambini momenti magici con il cavallo come quelli che ho vissuto io con un centro speciale, pensato proprio per loro. Da ragazzo pensavo di riuscirci a sessant’anni, è successo prima e ringrazio Dio per questo".

Chi gestirà il centro?

"Dopo una selezione molto attenta ho scelto l’associazione Cavalli & Carrozze di Prato. Sono molto bravi e hanno a cuore la missione della fondazione, ovvero mettere il cavallo a centro di tutto per avere un po’ di felicità. Il cavallo non aiuta solo persone con disabilità fisiche, ma anche chi ha problemi psichici o di reinserimento sociale. E di ragazzi con queste difficoltà ce ne sono tanti anche nella nostra città".

Sta per inaugurare una nuova galleria a Parigi.

"Sì, il 14 settembre, tre giorni dopo il centro ippoterapico. Ma non è così importante per me, ora sono qui a Tavola ed è questo centro la cosa a cui tengo più di ogni altra".

Dopo Londra e Montecarlo, perché ha scelto Parigi?

"E’ la città che ho nel cuore, perché da lì è partito il lavoro di mio padre che mi ha trasmesso l’amore per l’arte e i valori in cui credo, e mi ha incoraggiato, sempre, in tutto. Senza di lui non ci sarebbe stata la Fondazione. La nuova galleria è in place du Louvre, accanto all’ingresso posteriore del museo. Si è presentata un’occasione, l’ho presa al volo. Per l’inaugurazione una sola opera: un Mosè, opera giovanile del Guercino".

In Italia?

"Non è possibile fare i mercanti d’arte a livello internazionale con sede in Italia. Fra l’arrivo dall’estero di un’opera e la sua spedizione in un’altra destinazione straniera possono passare otto mesi per colpa della burocrazia. Purtroppo l’Italia è un Paese che non aiuta chi vuole fare impresa e così non aiuta la crescita, il benessere collettivo. In compenso con la flat tax a uno straniero basta pagare un forfait di 100mila euro all’anno per essere a posto con le tasse. Non a caso l’Italia se la stanno comprando. Ricordo che è stata introdotta dal centrosinistra".

Fra i suoi tanti interessi ora anche il cinema, racconti di Una sterminata domenica.

"E’ un film che ho prodotto insieme a Fandango, Wim Wenders e Giorgio Gucci. E’ in concorso al Festival di Venezia e ha avuto recensioni davvero positive. Un regista giovane e di talento, Alain Parroni, la storia di ragazzi che vivono alla periferia di Roma con disagi di ogni tipo. E’ un film molto crudo, un film artistico che piace molto agli intellettuali, di questo sono fiero".

E Prato? Torna spesso qui?

"Si, una o due volte al mese, anche per vedere mia mamma. Prato per me è una città straordinaria, con grandi potenzialità. Lo ha dimostrato ad esempio con la splendida mostra Officina Pratese e la riapertura di Palazzo Pretorio".

ll Pecci?

"Mi piange il cuore nel vederlo ridotto così. Purtroppo o qualcuno ci mette tanti soldi o è meglio chiudere, perché così non serve a niente. Collicelli Cagol è bravo, ma con le risorse che ha può fare progetti di nicchia, non certo le grandi mostre che sarebbero necessarie a rilanciarlo, ad attirare visitatori e turisti. Palazzo Strozzi funziona, Arturo Galansino è bravissimo e ha un altro budget. Poi c’è un altro problema: qui manca un hotel di alto livello".

Che progetti ha adesso Fabrizio Moretti?

"Ho 47 anni, non ho moglie, né figli. L’idea di aiutare la comunità mi fa stare molto bene. Chissà, la mia Fondazione potrebbe ingrandirsi... Nella vita tutto è in prestito, il denaro e gli oggetti sono solo un mezzo al quale non restare attaccati. Cito Oscar Wilde: vivere è la cosa più rara al mondo, la maggior parte della gente esiste, questo è tutto. Ecco cerco di vivere, come mio padre mi ha insegnato, e sono contento di poter regalare un po’ di vita a chi è stato meno fortunato di me".