ROBERTO BALDI
Cronaca

Addio Paolo Bini: l’ultimo saluto nella villa della Gioconda

E’ morto a 83 anni, dal padre ereditò l’Ilcat e la fece crescere con le sinergie. Prima dei funerali il ritorno della salma nella dimora da favola di Scandicci

Paolo Bini, 83 anni, in una foto di alcuni anni fa

Prato, 26 maggio 2022 - Se n’è andato con un saluto alla sua dimora e al suo vissuto: la salma di Paolo Bini, 83 anni di una vita trascorsa senza mai salire al proscenio, ha riposato per poche ore ancora in mezzo a un nucleo ristrettissimo di amici, nella splendida villa Antinori di Monte Aguglioni a Scandicci, acquistata negli anni Sessanta, nota anche come villa della Gioconda, appartenuta un tempo alla potente famiglia Del Giocondo a cui si ascrive la celebre Monna Lisa ritratta da Leonardo Da Vinci. E’ lì che la moglie Lidia l’ha riportato in un angolo di paradiso (edificio principale di 2.800 metri quadrati, una cappella a pianta ottagonale, svariate costruzioni a uso agricolo tra cui tre limonaie per un totale di 3.700 metri quadrati) per un saluto a cui hanno assistito ieri, oltre alla stessa moglie, alcuni intimi fra i tanti che gli erano vicinissimi.

I tratti di stintivi di Paolo Bini erano quelli di chi, pur nella semplicità e naturalezza di chi si era costruito nella dinamica lavorativa pratese senza mai vergognarsi di insudiciarsi le mani, ha sempre mostrato una naturale nobiltà d’animo e di modi che ne qualificavano il portamento con amici e dipendenti, con una riservatezza che gli faceva rifiutare incarichi e onorificenze di qualsiasi natura, partecipando silenziosamente ai bisogni degli altri, a cominciare da quelli che gli venivano prospettati dalla sorella Paola, da anni presidente attivissima della Croce Rossa comitato di Prato. Fra le sue passioni extra lavorative, la barca. Il suo skipper, a cui aveva trasmesso il patrimonio di amicizia e generosità che gli era connaturato ha pianto alla notizia: "Se ne va un amico, un fratello, non un armatore". Anche in ambito lavorativo Paolo Bini era riuscito a proporsi come leader fra gli imprenditori attraverso le sue doti peculiari: semplicità e schiettezza di modi, dopo avere ereditato dal padre Bino l’Ilcat fondata nel 1956, distribuendo materie prime di importanti aziende nazionali, europee e asiatiche, grazie alle sinergie imprenditoriali.

Vi aveva aggiunto un connotato di cultura a cui teneva fortemente, attraverso la raffinata installazione delle due opere di Anne e Patrick Poirier all’interno del grande stabilimento di Iolo, una sorta di fiore all’occhiello della produzione, così commentate dallo stesso Bini: "Non dobbiamo perdere il valore aggiunto della pratesità e del bello, che ci rendono diversi da tutti e possono aiutarci a coniugare la tradizione con la continua innovazione. Prato deve avere la capacità di tenere insieme lavoro e cultura". Un appello a cui lui ha sempre partecipato entusiasticamente tutte le volte che bussavano alla sua porta. L’abbraccio e il saluto di tutti verranno trasferiti alla chiesa de La Pietà, dove oggi, giovedì, alle 15.30 si svolgeranno i funerali, per un addio a tutti coloro che gli sono stati vicini nell’esperienza pratese, in sinergia con il piacere anche di ritrovarsi insieme proprio nei giovedì sera nei ristoranti della città e dintorni. Questo giovedì Paolo li osserverà da lassù.

"Se ne va uno degli amici più trasparenti della mia vicenda umana e imprenditoriale", dichiara Piero Zucchi, con cui Paolo Bini aveva avviato le prime esperienze lavorative e d’incontri settimanali. "Lascia il vuoto del suo esempio e della sua amicizia. Persone come Paolo non muoiono mai: ci deve essere senz’altro una parte da dove ci guardano nell’età senza tempo della loro saggezza e del loro esempio". Ai familiari tutti le condoglianze del nostro giornale e dei tanti pratesi che gli vollero bene, che gli vogliono bene.