
"I ristori non bastano nemmeno per finire di pagare le tasse. Fateci tornare a lavorare: siamo in grado di garantire tutti gli standard di sicurezza e di rispettare le norme anti-contagio. Basta con questo accanimento nei nostri confronti".
C’è rabbia, disperazione, ma anche sconforto nelle parole dei titolari di palestre e centri fitness e wellness di Prato e dintorni. Del resto, malgrado la Toscana sia in zona gialla da un po’, la loro è una delle categorie che non ha avuto il permesso di tornare ad aprire. E la fatica e la paura di non farcela a superare questo momento terribile iniziano a farsi sentire: "I ristori non sono veri aiuti. A novembre, con quel poco che mi hanno dato, non sono nemmeno riuscita a pagare tutte le tasse, che invece arrivano puntuali come se fossimo ancora aperti. Siamo chiusi da mesi e, guardando al 2020, in pratica è come se non avessimo mai lavorato – spiega Cristiana Scirocco, che insieme ad Andrea Marchetti dirige la Body Planet –. Ho pagato mille euro di Tari senza produrre un rifiuto. Continuo a pagare l’affitto. Per aiutarci davvero dovrebbero bloccare le imposte. Che senso ha farci pagare le tasse se non abbiamo lavorato?".
Il sentire comune, da parte dei titolari, è quello di subire un’inspiegabile ingiustizia: "Le palestre sono luoghi sicuri. Fateci riaprire con numeri contingentati, magari senza utilizzare gli spogliatoi. Ma fateci riaprire. Chiediamo solo di poter lavorare. I ristori non arrivano al 10% di quello che abbiamo perso – aggiunge Gianna Meoni, titolare delle palestre Universo –. Durante il primo lockdown nel totale delle 4 palestre Universo abbiamo perso 800mila euro. I ristori che sono arrivati e coprono solo marzo e aprile non arrivano a 50mila euro. Si rischia seriamente di mettere in ginocchio un settore intero e di provocare danni irreparabili anche alla salute delle persone. Fare sport è fondamentale".
Quasi tutte le palestre si arrangiano con i corsi online, con le dirette social, oppure organizzando sporadiche iniziative all’aperto. Ma è solo un modo per mantenere il contatto con i clienti, non una fonte di guadagno.
"A me uno dei tre ristori previsti ancora non è arrivato. Sono cifre esigue, che non bastano neanche a coprire le spese che chi ha attività come le nostre continua ad avere. Per non parlare delle tasse che, al massimo, possono essere dilazionate – insiste FabioBarni dell’Accademia Crossfit Prato –. Sono aperto da 6 anni e pago il mutuo. Ci hanno fatto riaprire d’estate, il momento peggiore per una palestra, quindi anche in quei mesi abbiamo incassato quasi niente. E in inverno siamo nuovamente chiusi, senza sapere niente del nostro futuro. E senza aiuti concreti. Il 2020 dovrebbe chiudersi con un -60-70% sul fatturato. Quello che ci arriva dallo Stato non copre nemmeno il 5% delle perdite. Fateci lavorare: le palestre sono luoghi sicuri e controllati dove non si è mai registrato un focolaio".
C’è poi chi cerca di non perdere la testa e impiega le energie a programmare una ripartenza efficace, con tutti i dubbi e le incertezze del caso: "La situazione non è per niente felice. Cerco di lavorare su quel che posso cambiare, quindi su come riuscire a riportare le persone a fare sport, su come motivarle, dopo tanti mesi di inattività – dice Rossano Raffaelli, titolare di Serendip –. Il nostro settore rischia di subire un ulteriore contraccolpo anche in caso di riapertura. Non è affatto scontato che nuovi clienti facciano la fila per fare abbonamenti. E chi è già cliente affezionato ha l’abbonamento bloccato e quindi usufruirà dei mesi che ha perso. Questo vuol dire che, se tutto andrà molto bene, noi cominceremo a riguadagnare qualcosa dal prossimo inverno. Chi riuscirà ad arrivarci ancora con la palestra aperta...".
Leonardo Montaleni