
PRATO
E’ morto per asfissia dovuta a impiccagione. L’esito dell’autopsia compiuta ieri sul corpo dell’operaio di 29 anni, trovato appeso alla scala interna di un’azienda martedì scorso, non ha rilevato particolari anomalie che possano condurre gli inquirenti a valutazioni diverse da quelle emerse inizialmente. Le lesioni riportate, il cappio, la corda stessa e tutta la scena del decesso sono compatibili con la dinamica dell’impiccagione. Niente è stato trovato fuori posto. E’ questo in sintesi il risultato che ieri il medico legale ha consegnato nelle mani del sostituto procuratore Valentina Cosci, pm titolare del fascicolo sulla morte del giovane lavoratore. Ma l’inchiesta continua e per concluderla mancano ancora alcuni elementi. Gli inquirenti stanno, infatti, aspettando gli accertamenti sul cellulare del defunto e stanno mettendo insieme tutti gli elementi – testimonianze, chiamate e chat – per scansionare i suoi ultimi giorni di vita. Alla ricerca di un movente, mai emerso. Non c’è un perché al suicidio. Come non c’è nessun messaggio d’addio. Prosegue dunque l’indagine sulla morte del giovane operaio pakistano, impiccato nella stireria gestita da due coniugi cinesi a Comeana, nel comune di Carmignano. Apparentemente un suicidio, ma i successivi passi dei carabinieri sul posto avevano registrato alcune anomalie. Dubbi, soprattutto riguardo alle motivazioni del gesto. Il 29enne, per chi lo conosceva bene, non avrebbe avuto alcuna ragione per togliersi la vita. Era questo il vero nodo da sciogliere per gli inquirenti, stretto come un cappio. Il ritrovamento del cadavere risale a martedì scorso, il 16 agosto: il giovane è stato trovato impiccato alla ringhiera di ferro di una scala nel magazzino della ditta, vicino agli uffici. Non distante dal corpo c’era una sedia. In primis si era ipotizzato lo svolgimento di esame autoptico esterno ma poi il pm ha optato per un esame completo in modo da chiarire le cause del decesso. La Procura ha dato incarico al medico legale di procedere all’autopsia. Le indagini sono state affidate ai carabinieri della stazione di Poggio a Caiano.
Proprio dalle testimonianze e dai riscontri sarebbe emerso l’unico elemento da approfondire: il giovane aveva una relazione con una donna già impegnata che forse potrebbe avere avuto un ruolo nella vicenda. Per ricostruire le sue frequentazioni e gli ultimi giorni di vita gli investigatori hanno sequestrato lo smartphone dell’operaio: messaggi e chiamate potrebbero dare risposte. Chi ha parlato con lui per ultimo può fare luce sull’accaduto e ricostruire il suo stato d’animo in quel tragico martedì 16 agosto. Dall’analisi della corda usata, dei tabulati telefonici e dall’autopsia sarà scritta la causa finale di una morte che ha destato più di un sospetto.
Elena Duranti