Operai Texprint: 150 giorni ad alta tensione "Qui c’è molto di più dello sfruttamento"

Ieri ennesimo intervento della polizia per permettere ai camion di aggirare i picchetti dei Cobas. La storia di Alì arrivato sul barcone

di Silvia Bini

Alì mostra le mani fasciate dopo l’ennesimo scontro con la polizia. Racconta di essersi ferito sbattendo contro il cancello di ferro della Texprint, la stamperia che da oltre 4 mesi è al centro di un dura battaglia tra una parte dei lavoratori sostenuti dai Sì Cobas e la proprietà cinese dell’azienda. Ieri mattina, secondo quanto denuncia il sindacato, sarebbe avvenuto l’ennesimo contatto con la polizia intervenuta alle 6,45 per sgomberare il passaggio dei camion che era ostacolato dai manifestati. L’uomo, rimasto ferito nell’occasione, non è ricorso alle cure del pronto soccorso, ma è stato medicato dai colleghi, al picchetto montato da quasi 150 giorni davanti ai cancelli dell’azienda del Macrolotto. Alì ha 21 anni ed è arrivato in Italia a bordo di un barcone. Per sei mesi racconta di aver lavorato in nero alla Texprint come operaio della pressa per stampare tessuti. Turni di 12 ore per 7 giorni: "Lavoro dalle 9 di mattina alle 9 di sera, tutti i giorni. Mi pagano 900 euro al nero. Ad azionare il macchinario tessile mi ha insegnato un amico, anche lui pachistano", racconta Alì che ha deciso di intraprendere la battaglia innescata dai Sì Cobas a fine gennaio. Anche Abbas si alterna al picchetto del sindacato: ha 25 anni e da tre anni è assunto con un contratto da apprendista. "Lo stipendio - dice - è di mille euro al mese". I turni sono da tre anni tutti notturni: dalle 21 alle 9 di mattina, ogni settimana senza pause. "Il giorno dormo, la notte lavoro. Il titolare dice che se non mi piace posso andare via". Abbas lavora ad un macchinario faldatore da circa un anno. Mentre la protesta e gli scontri continuano, giovedì il Tar di Firenze si è pronunciato contro il ricorso della Texprint confermando l’interdittiva antimafia applicata dalla Prefettura di Prato lo scorso febbraio. I giudici amministrativi hanno respinto la richiesta di sospensiva presentata dall’azienda. L’interdittiva antimafia nei confronti della Texprint era scaturita dall’inchiesta della Dda che vedeva indagato Sang Yu Zhang, detto Valerio, dipendente della Texprint, il quale a titolo personale era accusato di aver fatto confluire in Cina ingenti quantità di denaro. Accusa dalla quale Sang Yu Zhang (Valerio) è stato assolto a fine marzo dal Tribunale di Milano. Gli stessi giudici del Tar, nell’ordinanza emessa giovedì specificano che "il provvedimento di assoluzione intervenuto in sede penale dovrà essere valutato ai fini della revoca della misura applicata". Per il sindacato Valerio è il capo dell’azienda e non un semplice dipendente come invece sostiene la Texprint. "Il Tar conferma che dietro la Texprint non c’è solo lo sfruttamento lavorativo, è quindi ancor più è necessario che le istituzioni si stringano attorno ai lavoratori che hanno avuto il coraggio di mettersi contro un’azienda con legami con la criminalità organizzata", dice Luca Toscano del Sì Cobas. "I lavoratori in sciopero si aspettano una presa di posizione politica che si schieri dalla parte di chi sta provando, con gli strumenti che ha, a cambiare il sistema di sfruttamento presente nel tessile pratese". Intanto il sindaco Matteo Biffoni, più volte chiamato in causa dai Cabas, ha invitato i lavoratori a rivolgersi allo sportello antisfruttamento aperto in via Roma dove i lavoratori hanno appuntamento la prossima settimana.