"Noi operai sfruttati e dimenticati da tutti" Alta tensione dopo 40 giorni di sciopero

La guerra degli ultimi: gruppo di dipendenti della Texprint blocca l’uscita dei camion dall’azienda. Interviene la polizia, due portati in questura

di Sara Bessi

Alcuni degli operai si sdraiano davanti ad un furgone per bloccarne l’uscita dalla Texprint. E’ allora che intervengono i poliziotti e i carabinieri per rimuovere il blocco dei manifestanti, che protestano da settimane per contro lo sfruttamento che denunciano di subire. Corpi trascinati per terra per liberare la strada, proteste, un paio di feriti lievi. Alta tensione ieri mattina in via Sabadell fra le forze dell’ordine e i manifestanti che scioperano da 40 giorni e che da 20 sono in presidio permanente davanti all’ingresso dell’azienda.

Alla fine due operai sono stati portati in questura per l’identificazione dopo avere detto agli agenti di non avere con sè i documenti. I due lavoratori si sono poi presentati in pronto soccorso per farsi curare alcune lesione alle mani. Fatto sta che a 18 dipendenti della Texprint ormai in presidio fisso (ma altri lavoratori non aderiscono alle proteste) ieri mattina si sono uniti anche altri operai aderenti al Si Cobas e provenienti da altre aziende del Macrolotto. E la situazione si è fatta incandescente. "Nella Prato del 2021 i lavoratori sono costretti a sdraiarsi davanti ai camion merci per rivendicare i diritti più elementari", si legge in un comunicato stampa divulgato dai Sì Cobas "Alla Texprint, come in centinaia di aziende del distretto tessile, i lavoratori denunciano turni di 12 ore al giorno per 7 giorni la settimana, infortuni gravi, negazione del diritto al riposo, alle ferie, alla malattia, lavoro nero".

Prato è diventata, dicono i Si Cobas la trincea nella lotta allo sfruttamento lavorativo, soprattutto di cittadini stranieri come pachistani e bengalesi. E soprattutto, come nel caso della Texprint, da parte di aziende a conduzione cinese. "Lo sfruttamento nel distretto tessile parallelo è noto da anni - affermano i sindacalisti - Si tratta di un sistema di cui sappiamo quasi tutto, grazie agli studi, le ricerche, gli interventi della magistratura e dell’Ispettorato del lavoro". I lavoratori dall’11 febbraio trascorrono notte e giorno davanti ai cancelli dell’azienda per chiedere contratti regolari e di poter lavorare "solo 8 ore per 5 giorni", come spiegano. " Per questo è importante che anche le istituzioni e la politica battano un colpo e si schierino dalla parte delle legittime rivendicazioni di questi operai. Lo sfruttamento non si può contrastare solo con azioni di polizia o indagini della magistratura. Il contrasto al fenomeno passa da una presa di coscienza della politica". Nel frattempo sono diverse le persone che anche nei giorni scorsi hanno raggiunto il presidio permanente in via Sabadell per portare cibo, tende, mascherine, disinfettante, gazebo, batterie, legna, ombrelloni, frutta, brandine, coperte ai manifestanti "E’ una prova di solidarietà emozionante che dimostra quanto i lavoratori non siano soli nella loro battaglia", aggiungono i Si Cobas che annunciano una manifestazione per sabato 6 alle 16.30 in piazza del Comune. "Le denunce di questi lavoratori hanno bisogno di una risposta della politica e delle istituzioni".

E gli altri sindacati cosa dicono della vicenda? "Quando un operaio si rivolge a noi per denunciare uno stato di sfruttamento - risponde Massimiliano Brezzo, segretario Filctem Cgil - a nostra volta presentiamo denuncia all’ispettorato del lavoro e se necessario all’autorità giudiziaria. Da anni puntiamo il dito contro il sistema del lavoro nero. In certi casi siamo riusciti a fare ottenere permessi di soggiorno per motivi di giustizia a chi ha denunciato stati di irregolarità. Però dico anche che lo sfruttamento si combatte in altro modo, non manifestando in strada".