TOMMASO STRAMBI e LUCA FILIPPI
Cronaca

Concessioni, la Ue e i giudici: ‘Fate le gare’. Ma governo e balneari frenano. "Troveremo un punto d’equilibrio"

Le contraddittorie sentenze del Consiglio di Stato, una dà il via e l’altra no, scatenano il caos. Il senatore Potenti (Lega): "Non ci sono ancora le condizioni minime per indire i bandi"

Versilia, 3 maggio 2024 – La stagione estiva è alle porte e sulle spiagge italiane continua ad aleggiare, come una spada di Damocle, la direttiva Bolkestein che impone di mettere a gara le concessioni balneari. Non un incubo improvviso, ma che fa tremare le imprese italiane (oltre 30mila) dal 2006. Sino a oggi il nostro Paese, così come Spagna e Portogallo, non ha rispettato la direttiva evitando di intervenire per legge.

E questo nonostante le due infrazioni della Commissione Ue nei confronti dei governi italiani. Ci aveva provato il governo Draghi a predisporre una cornice normativa che tenesse insieme il rispetto della Bolkestein e dall’altra il riconoscimento degli interessi delle aziende familiari e storiche. Poi, però, la delega è scaduta e con lei anche il governo Draghi.

Nel frattempo l’esecutivo Meloni ha avviato una mappatura delle spiagge, che nei mesi scorsi si è conclusa affermando che la risorsa «non è scarsa» perché solo il 33% risulterebbe occupato, mentre il restante 67 sarebbe libero. Ma adesso ci sono due decisioni del Consiglio di Stato contraddittorie: intervenuto per rispondere a un ricorso del 2023 di un proprietario di uno stabilimento a Rapallo, con la sentenza 03940/2024, ha sancito proprio «la scarisità della risorsa» e l’obbligo per i Comuni di dare «immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale».

La stessa sezione (stesso presidente) del Consiglio di Stato, con la sentenza 3943/24, aveva però rilevato l’impossibilità «di disporre le gare» perché ancora si attende la decisione della Corte di Giustizia Europea sugli indennizzi da riconoscere ai concessionari uscenti. E dal momento che la materia degli indennizzi è riservata alla legge nazionale, i Comuni non possono far nulla. Nonostante l’Autorità sulla Concorrenza, a febbraio, sia intervenuta per bocciare le proroghe alle concessioni fatte da molti Comuni al 31 dicembre 2024. Così la Bolkestein continua a restare un incubo. Almeno sino alla prossima sentenza.

Tommaso Strambi

Intervista al senatore Manfredi Potenti

Il senatore della Lega Manfredi Potenti non è certo a digiuno di stabilimenti balneari e spiagge: nella sua Castiglioncello il mare è sempre stato un elemento centrale nella vita di tutti i giorni.

Ma ora i Comuni italiani e i balneari stanno vivendo una situazione paradossale, da una parte i giudici e l’Ue stanno indicando che l’unica strada è quella dei bandi, dall’altra siamo a stagione praticamente iniziata. Come se ne esce?

"Mi pare evidente – spiega Potenti – che al di là del pronunciamento del Consiglio di Stato che indubbiamente pone un tema a cui non si può sfuggire, in questo momento con ci sono ancora le condizioni minime per poter costruire i bandi. La stagione è praticamente già iniziata e non si può bloccare per mesi il settore nel momento massimo delle attività con danni sia per i concessionari, sia per i turisti".

Che cosa farà il Governo ora per risolvere l’impasse?

"La questione parte da lontano, ma non intendo sfuggire alla domanda, lo ricordo solo per dire che il tema non è di facile soluzione. Ragionevolmente il governo aprirà una interlocuzione con l’Unione Europea. Perché se è vero che il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza, è altrettanto vero che lo ha fatto sulla base della vecchia documentazione, mentre il governo, con il lavoro sulla mappatura delle spiagge, ha dimostrato che la situazione è diversa e la risorsa non è scarsa. Si tratta di trovare un punto di equilibrio e lo faremo".

Sul tema della salvaguardia delle imprese e sulla tutela della professionalità degli operatori c’è una sorta di intesa bipartisan, questa posizione è condivista anche da sindaci e amministratori di centrosinistra. I quali vi rimproverano però di aver fatto poco per trovare una soluzione. E’ così?

"E’ vero che la tutela delle imprese è un tema condiviso indipendentemente dal colore politico. Perché si tratta di salvaguardare il settore del turismo e salvaguardare il lavoro di tante persone che hanno valorizzato spiagge e fornito servizi alla comunità. Le critiche le capisco dato che siamo anche in campagna elettorale, ma onestamente non vedo particolari inadempienze di questo governo che al contrario ha lavorato per risolvere un problema spinoso".

In Italia ci saranno delle gare per le concessioni balneari, oppure si andrà allo scontro con le direttive europee?

"Sarà trovata una soluzione, le eventuali gare dovranno tenere conto di criteri di professionalità, esperienza e degli investimenti fatti. Ciò non toglie che poi ci saranno anche gare per nuove assegnazioni come in caso di cessata attività o gravi inadempienze. C’è bisogno di regole ragionevoli e non di diktat che sconvolgano uno dei settori più importanti della nostra economia. Perché anche chi lavora ha bisogno della certezza del diritto per poter investire e migliorare l’offerta".

Questa estate nessun pericolo di caos sulle spiagge?

"Direi di no, anzi l’Italia è uno dei Paesi preferiti da tutti gli europei per le vacanze al mare e gli stabilimenti balneari potranno lavorare come al solito".

Luca Filippi