
Le tartarughe nuotano nel Bisenzio. Quelle avvistate dai cittadini non appartengono alla specie delle "azzannatrici" che possono rappresentare un pericolo per l’uomo oltre ad evidenti danni per l’ecosistema. Dalle fotografie scattate e postate sui social, si tratta di quelle americane che si comprano alle fiere per i bambini, si custodiscono in acquari domestici (molto spesso bacinelle più che acquari), però poi diventano troppo grandi e le famiglie scelgono la via più breve: liberarle nei fiumi. Non è raro trovarle in Arno o nel Mugnone e ora anche in Bisenzio. La tartaruga d’acqua dolce si riconosce dalla conformazione del guscio, del collo e della testa. Il nome della specie è Trachemis Scripta, tipica di laghi, stagni e fiumi del nord e centro America, fra le 100 specie più invasive del mondo. Da giovane questa tartaruga ha bisogno di un acquario da 80 litri e poi si passa a 100 quindi bambini e adulti devono capire che la tartaruga non è un giocattolo. "Il Bisenzio – spiega Carlo Scoccianti, direttore dell’Oasi Wwf di Focognano – non è l’habitat ideale per queste tartarughe come del resto non lo sono altri fiumi. Il commercio di questi animali è vietato ma si trovano sempre tante scappatoie per farle arrivare in Europa. E, soprattutto, quando non si è in grado di provvedere alle esigenze di tali animali è necessario portarli in centri specializzati". Un’altra specie di cui è vietata la vendita e la detenzione è la Emys Orbicolaris, tartaruga palustre carnivora (si ciba di lumache, crostacei, molluschi...) e anche questa finisce nei fiumi. Non è pericolosa per l’uomo, ovviamente, ed ha la caratteristica di poter mangiare solo in acqua. In ogni caso, non è un animale che può vivere in ambiente domestico.
E le nutrie che si sono fatte rivedere sull’argine del Bisenzio? L’argomento delle nutrie ha fatto discutere a Prato, persino in consiglio comunale: era stata lanciata l’ipotesi, a maggio, che fossero scomparse: mangiate o vittime di qualche epidemia, ma le carcasse non sono state trovate da nessuna parte. E persino un funzionario della Regione, antropologo, aveva sollevato il dubbio: che fine hanno fatto? Nei giorni scorsi questi roditori sono stati di nuovo avvistati e fotografati: le immagini sono diventate virali sui social. La spiegazione è la più semplice: "Le nutrie – conclude Scoccianti – ci sono sempre state, non se n’erano andate. Il fatto è che l’erba prima era alta anche sulle sponde del fiume e non si vedevano, poi stavano più nascoste. Adesso, l’erba è stata tagliata e loro escono come tutti gli animali, ed è più facile vederle".
M.S.Q.