Mostre, meno di 1300 biglietti interi Dal Comune 1,2 milioni di contributi Tante domande in attesa di risposta

Nel 2022 solo 15mila visitatori, nel 2019 44mila ed era il dato più basso fra i centri contemporanei in Italia. Macigno bollette e le chiusure. Deficit a 330mila euro: quanto ricevono Museo Tessuto e Politeama insieme.

Mostre, meno di 1300 biglietti interi  Dal Comune 1,2 milioni di contributi  Tante domande in attesa di risposta

Mostre, meno di 1300 biglietti interi Dal Comune 1,2 milioni di contributi Tante domande in attesa di risposta

Meno di 1300 biglietti interi staccati per le mostre nel 2022, oltre 330mila euro di perdita d’esercizio, più di due milioni di contributi pubblici, di cui 1,2 dal Comune di Prato e 730mila euro dalla Regione. Bastano pochi numeri per dipingere il quadro sempre più fosco del Pecci. Ma i numeri da ricordare o da far sapere sono anche altri. Nel 2019, ultimo anno prima della pandemia e senza restrizioni, i visitatori erano stati 43.851, il dato più basso fra i dodici principali centri per l’arte contemporanea italiani. Nel 2022 gli ingressi alle mostre sono stati solo 15.194 – di cui quasi 6.800 gratuiti e 7.100 ridotti –, quindi poco più di un terzo di quella già poco ragguardevole cifra. I ricavi per le mostre sono stati 56.250 euro, quelli per il cinema 20mila (con 3.400 presenze), per gli spettacoli 31mila (con 4.500 presenze), per le visite guidate 9mila. Restano molto bassi e sono solo in lieve aumento rispetto al 2021, quando però c’era ancora il covid.

Le mostre nel 2022 sono però costate quasi 350mila euro (Massimo Bartolini e Il giardino dell’arte le più care). C’è poi il macigno delle bollette: 440mila euro contro i 167mila del 2021, con un incremento dell’energia di quasi il 300% (250mila euro in più). E ci sono i 770mila euro per il personale a cui si aggiungono 137mila euro per le collaborazioni e i 440mila per altri servizi prestati. La pianta organica del Pecci supera i venti dipendenti, fra assunzioni a tempo indeterminato, contratti a termine e incarichi vari. Fra questi c’è il direttore Stefano Collicelli che ha una retribuzione lorda annua di 80mila euro, a cui può sommarsi un incentivo lordo legato al raggiungimento degli obiettivi di altri 20mila. Ci sono poi il segretario generale Emanuele Lepri con un compenso lordo di 48mila euro, il curatore del cinema Luca Barni con 20mila e Giacomo Forte (Pecci Books) di cui il sito del museo non specifica il compenso. I servizi di custodia e sorveglianzasono appaltati all’esterno. Il risultato operativo della gestione nel 2022 è stato di meno 2,7 milioni, contro i meno 2,3 milioni del 2021. Anche i debiti sono in aumento: un milione di euro, erano 700mila nel 2021.

"Nonostante gli sforzi per contenere i costi – ha scritto il presidente Lorenzo Bini Smaghi nella relazione al bilancio – l’esercizio si è chiuso con un disavanzo di gestione dovuto principalmente all’aumento delle bollette. Verrà ripianato con azioni già concordate con la direzione e il cda". Si è proceduto al cambio dell’impianto di illuminazione con lampade a Led a basso impatto energetico nell’ala grande Nio che ospita la collezione permanente, ma è legittimo chiedersi come mai una struttura così nuova e definita avveniristica non avesse già un impianto green. Da marzo è stato introdotto il terzo giorno di chiusura degli spazi museali (non di cinema o attività di ristorazione) e la vecchia ala progettata da Gamberini è chiusa da maggio a settembre per tagliare i costi di aerazione e illuminazione. In questi giorni sono arrivate le lettere di licenziamento e la bufera si è scatenata sul museo. Due persone spedite a casa con una raccomandata, per un risparmio – quantificano i sindacati – di meno di 60mila euro. Perché?

Il cda presieduto da Bini Smaghi e composto da Gherardo Biagioni, Silvia Cangioli, Edoardo Donatini, Jacopo Gori e Alessio Marco Ranaldo agisce in regime di prorogatio da mesi. Al suo interno non sono mai stati nominati dalla Regione i due componenti che le spettano per statuto. Perché? Il direttoreStefano Collicelli Cagol è nel frattempo partito per il Brasile per un viaggio di studio (pagato anche dal Pecci) che durerà un paio di settimane. Proprio dopo i licenziamenti, perché?

Per finire ancora numeri. Il Comune destina al Pecci 1,2 milioni di contributi all’anno per la gestione corrente (escluse quindi spese di manutenzione straordinaria e investimenti). Il Museo del Tessuto e il Politeama ricevano circa 170mila euro ciascuno: la somma è poco più di un quarto del contributo al Pecci ed è quasi l’equivalente della sua perdita nel 2022. I contributi per la Camerata sono 150mila euro. I numeri parlano.

Anna Beltrame