Morto Bellugi, il ricordo di Bertini: "Allegro, solare, coi piedi buoni"

Il mediano dell'Inter-scudetto 1970-71: "Ereditò il ruolo da Burgnich, aiutato dal carattere positivo. Lo rimproveravamo per certi numeri da trequartista"

Mario Bertini

Mario Bertini

Prato, 20 febbraio 2021 - "Un ragazzo forte e allegro, amava il calcio e la vita". E' il ricordo di Mauro Bellugi firmato da Mario Bertini, 76 anni,  originario di Prato, mediano dell'Inter che nel 1971 vinse lo scudetto. In quella squadra, allenata da Heriberto Herrera al quale dopo un paio di mesi subentrò Gianni Invernìzzi, Bertini indossava il 4 e Bellugi la maglia numero 2 "Giocava a destra in difesa - ricorda Bertini - ereditò il ruolo da Burgnich, che quell'anno decise di spostarsi al centro come libero - ricorda Bertini - Si inserì facilmente, aiutato anche dal carattere positivo, gioviale, amante dello scherzo" . "In campo poi era un difensore tecnico, dai piedi buoni, che ogni tanto rimproveravamo perché si concedeva numeri quasi da trequartista. Aveva padronanza del pallone, tocco educato, anche se non segnava quasi mai". Bellugi all'Inter ha firmato un solo gol: al Borussia Moenchengladbach, a San Siro, nel ritorno della partita della lattina a Boninsegna. "Non c'ero, ero squalificato - aggiunge Bertini - Restando in quell'epoca e con le dovute proporzioni, Bellugi  era un tipo alla Beckenbauer, nel calcio moderno si sarebbe trovato ancor più a buon partito perché ai difensori si chiede molto più di una volta la partecipazione all'azione". "Non sapevo della sua sofferenza prima di apprenderla dai giornali - conclude Bertini - io ho chiuso i rapporti col calcio una volta ritiratomi dall'attività. Ho notizie però che Mauro sia sempre rimasto una persona positiva, serena, allegra. Rattrista, sapere che abbia sofferto tanto, per la malattia che lo ha accompagnato alla fine". 

p.c.