LAURA NATOLI
Cronaca

Tragedia nel sottopasso: «Due condanne per le donne morte»

Requisitoria del pm Lorenzo Gestri: «Due anni a Frasconi e Caldini, assoluzione per Gensini e Berti»

La disperazione di una familiare delle vittime (Attalmi)

Prato, 10 settembre 2016 - "Non  si gioca a tre carte con la natura, non è stato un evento eccezionale, come è stato detto in questo processo, ma casomai di evento programmato». Con le parole del pubblico ministero Lorenzo Gestri si arriva, finalmente, alle battute finali del processo sulla morte delle tre donne cinesi nel sottopasso di via Ciulli. Morte avvenuta per «asfissia da annegamento» la notte tra il 4 e il 5 ottobre del 2010. Un processo «sfortunato», come definito dallo stesso pm nella requisitoria. Un processo complesso e faticoso che arriva a conclusione alla scadenza del sesto anniversario dalla tragedia non senza difficoltà. Nella requisitoria, Gestri ha chiesto al giudice Luca D’Addario la condanna a due anni per Lorenzo Frasconi, ex dirigente del Comune, e per Stefano Caldini, ingegnere delle ferrovie responsabile della realizzazione dell’opera, e l’assoluzione per il direttore dell’Asm, Sandro Gensini, e Paolo Berti, altro ingegnere delle ferrovie incaricato di redigere il progetto di massima del sottopasso. Sono tutti accusati di omicidio colposo plurimo.

Gestri ha diviso le responsabilità tra gli imputati: la progettazione e la realizzazione dell’opera a carico di Berti e Caldini; la vigilanza, gestione e manutenzione per Gensini e Frasconi. Il pm ha ricostruito la storia del sottopasso di via Ciulli dal progetto iniziale (quando fu deciso di realizzare un sottopasso tra Narnali e Galciana al posto del passaggio a livello), al progetto esecutivo nel quale però non è mai stato chiesto il parere del genio civile. Un parere definito non «formale» ma «cautelare».

«Si tratta di un’opera costruita senza tenere conto del rischio idraulico – ha detto il pm – quando si andava a toccare un torrente, il Vella, che poi è esondato allagando il sottopasso fino all’orlo in appena otto minuti senza lasciare scampo alle tre vittime». Per Gestri era una tragedia scritta, «si aspettava che accadesse». Dunque, nessuna verifica sul rischio idraulico anche se si andava ad agire nei pressi di un torrente e nessuna richiesta di fattibilità dell’opera al Genio civile. «Giudice, l’abbiamo cercata – dice Gestri – ma non l’abbiamo trovata». Un atto fondamentale per la realizzazione di un’opera come questa, ma che nessuno né Caldini che ha eseguito i lavori, né Frasconi «che conosceva bene lo stato dei luoghi» e che per anni è stato alla guida dell’ufficio preposto alla vigilanza e alla sicurezza del sottopasso, ha mai pensato di richiedere al genio civile. «Il torrente Vella non sarebbe esondato così come è esondato, ossia nell’unico punto dove non è stato tombato se ci fosse stata una valutazione idraulica – spiega Gestri – Il fatto è dimostrato dalla morte delle tre povere donne: per asfissia da annegamento e non per un crollo. Il sottopasso era la cassa di espansione del Vella».

Un altro punto chiave per il pubblico ministero è la considerazione sull’eccezionalità dell’evento di quella notte, come sostenuto dalle difese. «Non era la prima volta che il sottopasso si allagava – ha spiegato – Ma è accaduto ben cinque volte in venti anni di vita dell’opera, direi più che altro che l’evento è programmato e scadenzato, ogni quattro/cinque anni. E a poco sarebbe servita la manutenzione delle pompe idrauliche che non sono entrate in funzione, quelle pompe servivavno per il contenimento delle acque piovane e non per controllare un’esondazione». Motivo per cui è stata chiesta l’assoluzione per il direttore di Asm, Gensini, a cui era stata affidata la manutenzione. Stessa richiesta per Berti che si era occupato solo del progetto formale. «Non possiamo chiamare in ballo l’evento eccezionale, la natura – dice Gestri – Ci sono gravi mancanze in questa storia. Errori che non possono essere concessi a due professionsiti: l’ingegner Caldini che ha realizzato, Frasconi che doveva vigilare e garantire la sicurezza».