Morte di Luana, il gip dice no ad altri accertamenti sull’orditoio. "Ora il processo"

Rigettata la richiesta di incidente probatorio avanzata dalla titolare dell’azienda e dal marito. Si va verso il rinvio a giudizio dei tre indagati

Luana D’Orazio, morta sul lavoro a 22 anni

Luana D’Orazio, morta sul lavoro a 22 anni

Prato, 19 novembre 2021 - Non ci sarà nessun incidente probatorio sul macchinario che il 3 maggio scorso ha ucciso Luana D’Orazio, operaia di 22 anni, nell’Orditura srl di Montemurlo. Lo ha deciso il gip Leonardo Chesi che ha respinto la richiesta degli avvocati Alberto Rocca e Barbara Mercuri, difensori di due degli indagati, la titolare della ditta Luana Coppini e il marito Daniele Faggi. Per il giudice "non sussistono i presupposti di legge" per richiedere in questa fase l’incidente probatorio.

Le indagini sono chiuse da oltre un mese e a giorni la procura chiederà il rinvio a giudizio dei tre indagati, oltre alla titolare e al marito, c’è il tecnico manutentore Mario Cusimano, assistito da Melissa Stefanacci. Per tutti le accuse sono di omicidio colposo e rimozione della cautele antinfortunistiche. I legali della coppia avevano avanzato la richiesta di eseguire l’incidente probatorio sull’orditoio killer in quanto "non convinti delle conclusioni" a cui è arrivato il consulente della procura, l’ingegner Carlo Gini, nella perizia che ha stabilito la dinamica e le cause dell’incidente mortale. "Ci lascia perplessi il metodo seguito", hanno spiegato gli avvocati della coppia per motivare la richiesta di incidente probatorio sulla macchina.

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Per i due legali la perizia della procura si basa solo su "indizi" e non su dati univoci non essendoci né testimoni né video del terribile incidente costato la vita alla ragazza, mamma di un bambino di 5 anni e mezzo. La Procura, invece, tira dritto sicura che la morte di Luana sia stata causata dalla manomissione al cancello di sicurezza dell’orditoio e che il macchinario girasse a velocità sostenuta quando ha agganciato il corpo della giovane. Motivo per cui è stato contestato il reato di rimozione delle cautele antinfortunistiche.

Se non ci fosse stata quella manomissione – secondo la procura – Luana si sarebbe salvata. La convinzione dei legali della coppia è differente: per loro la perizia non dimostra che il macchinario stesse girando in modalità lepre – quella veloce che prevede i sistemi di sicurezza inseriti – e dunque non è possibile rintracciare il nesso causale fra la manomissione e la morte dell’operaia. Secondo il consulente della difesa, l’orditoio era nella fase manuale (quella azionata da un pedale) quando la giovane è finita negli ingranaggi. In attesa dell’udienza preliminare gli indagati potrebbero decidere di scegliere riti alternativi, come il patteggiamento.

Nel frattempo, i due indagati principali, Coppini e Faggi, hanno reso le loro dichiarazioni al pm Vincenzo Nitti. Coppini ha dichiarato di non essere stata al corrente della manomissione e di essere dispiaciuta di non avere "vigilato" meglio su quello che accadeva nella sua azienda dove lei stessa lavora come operaia. Faggi, ritenuto dal pm amministratore di fatto della ditta (e non solo un dipendente), ha sostenuto di essere un "factotum" e di non essersi mai occupato della produzione.