
di Laura Natoli
PRATO
Da giovedì attendono il tampone dopo che il figlio è risultato positivo al Covid. Una famiglia intera, padre, madre e tre figli, costretti in casa senza avere notizie su che cosa succederà e senza che nessuno li aiuti, magari con la spesa. "Siamo stati dimenticati e viviamo una situazione che non augurerei a nessuno", racconta preoccupata la mamma, Simonetta Serena Possenti. "Da giorni stiamo provando a chiamare ininterrottamente il numero dell’Ufficio Igiene dell’Asl, ma il numero risulta sempre occupato. Ci avevano detto che saremmo stati tutti sottoposti a tampone dopo che mio figlio di 18 anni è risultato positivo al Covid. Siamo in cinque, tutti chiusi in casa, con la difficoltà di gestire un figlio affetto da Coronavirus, che per fortuna sta bene. Possibile che nessuno ci dica come comportarci e quando ci verrà fatto il tampone? O che nessuno ci aiuti a fare la spesa? Questa è davvero una vergogna". Simone Lerario ha scoperto di avere il Covid giovedì scorso. Il lunedì precedente aveva avuto qualche linea di febbre. "Ha dormito per due giorni interi lamentando dolori in tutto il corpo – spiega Simonetta – Mi sono insospettita quando ho letto sul giornale che due dipendenti del locale Moulin Rouge di Marina di Massa erano risultati positivi al Covid. Mio figlio aveva frequentato proprio quel locale mentre era in vacanza. A quel punto il medico di famiglia ha attivato subito la procedura per il tampone che gli è stato fatto mercoledì. Giovedì mattina è arrivata la risposta: positivo. Lui sta bene ma adesso è in isolamento in camera. A noi è stato detto di stare in quarantena e di non uscire fino quando non verrà eseguito il tampone. Ma sono già passati quattro giorni e nessuno ci ha più contattato". La rabbia della famiglia è tanta anche perché non c’è nessuno che possa dare una mano. Nessuno che vada a fare la spesa per loro. "Mia mamma e i miei suoceri stanno a Firenz e sono in quarantena – prosegue Simonetta Serena Possenti– perché la domenica che ha preceduto la scoperta della positività di mio figlio abbiamo fatto un pranzo tutti insieme. Dall’Asl mi era stato fornito un numero per chiedere la spesa a domicilio. Ho chiamato ma mi è stato risposto che quello è un centro statistico e che il servizio di spesa a casa non esiste più. Mancano latte e acqua, come dobbiamo fare? Non chiedo di avere il caviale ma generi di prima necessità che cominciano a scarseggiare dato che in casa siamo in cinque".
Oltre ai familiari, anche il giovane positivo dovrà rifare il tampone per capire se il Covid se n’è andato oppure no. "Non sappiamo neppure quando finirà la quarantena se non fanno l’esame a mio figlio. Poteva andare in un hotel a Montecatini e in quel caso per noi sarebbero bastati 15 giorni di quarantena, ma avendolo in casa siamo bloccati finché lui non sarà guarito. Mio marito deve andare a lavorare e non può. Viviamo nell’incertezza più totale, soli e abbandonati. Dall’Asl mi hanno suggerito di portargli da mangiare in camera con piatti di plastica e indossando tute di carta. Ma chi le ha le tute? Uso le precauzioni minime, guanti e mascherine, ma più di questo non posso fare. Siamo bloccati, con i generi di prima necessità che scarseggiano. Possibile che nessuno ci dia una mano o si interessi di come sta mio figlio malato di Covid?".
Laura Natoli