Medici specializzandi come rinforzo Anche Prato ha bisogno di braccia

La Regione ha contattato dottori non ancora specializzati e internisti per aiutare i reparti in difficoltà. Fu così anche durante il Covid, ma al momento al Santo Stefano non sono stati destinati camici bianchi

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Specializzandi in emergenza urgenza in supporto nei pronto soccorso. L’eterna sfida della medicina di emergenza urgenza non è soltanto combattere con il picco di accessi (non propri), ma anche fare a pugni con l’eterna mancanza di personale. La fuga di personale dai pronto soccorso a causa dei turni massacranti, dei carichi di lavoro eccessivi e degli orari mai certi, potrebbe essere in parte sopperita andando a pescare tra gli specializzandi in emergenza urgenza, medici laureati che non hanno ancora concluso l’iter della specializzazione oppure dalla graduatoria del concorso bandito la scorsa estate di specialisti in medicina interna che decideranno di accettare l’incarico.

È la soluzione prospettata dalla Regione per dare manforte agli ospedali della Toscana centro più in difficoltà. Prato dovrebbe essere cadidata ideale per poter beneficiare dell’aiuto vista l’oggettiva situazione di affanno in cui si trova perennemente. Al momento però in città non è arrivata nessuna nuova leva, in pronto soccorso ci sono gli stagisti che stanno frequentando il normale iter prima della specializzazione e che però non hanno competenze specifiche e devono obbligatoriamente essere affiancati dei medici del reparto. Il progetto è sostanzialmente quello di andare replicare quando accaduto durante il Covid: in piena pandemia per evitare che il sistema sanitario collassasse, si è attinto ai giovani specializzandi che sono entrati in reparto per dare aiuto ai medici sotto pressione.

Adesso che il Covid ha allentato la presa, ma i pronto soccorso sono sempre in perenne affanno l’idea è quella di replicare cercando di dare sollievo alla macchina ospedaliera.

Gli interessati stanno firmando in questi giorni i contratti: sembra che siano stati reclutati 96 medici destinati ai reparti più in sofferenza degli ospedali della Toscana centro. Per i pronto soccorso, sistematicamente in emergenza da tempo, non è la panacea di tutti i mali ma si tratta comunque un risultato positivo anche se Prato al momento non è ancora rientrata nel giro delle assegnazioni.

A livello regionale la carenza di medici di emergenza urgenza supera duecento professionisti (più un altro centinaio che mancano alla rete del 118): stime che mese dopo mese non fanno altro che peggiorare. Negli ultimi due anni non è arrivata alcune soluzione: la fuga di camici bianchi dal pronto soccorso è proseguita inesorabile e i giovani che sono entrati non sono risultati nemmeno lontanamente sufficienti a colmare il gap.

La partita è delicata, serve un progetto di insieme, i medici non ancora specializzati che accetteranno l’incarico devono aver bene chiaro quali sono le loro mansioni, ma soprattutto deve partire da loro la volontà di andare a lavorare in un pronto soccorso come quello di Prato dove quotidianamente fa accesso un paziente ogni 5 minuti. E tempo per pensare ne resta poco.

Silvia Bini