
Elisabetta Pandolfini
Prato, 8 agosto 2020 - Pellegrino Artusi e Antonio Mattei. Un legame antico consolidato da una ricetta storica, quella della ’pasta regina’ prodotta fino agli anni ’40 del Novecento. Un legame che è tornato dal passato in questi giorni, proprio nei 200 anni dalla nascita del leggendario autore del volume "La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene", grazie a un’antica cappelliera di Mattei, risalente al 1904.
Un pezzo di storia del forno pratese, rimasto per anni su un banco del mercato delle pulci di Firenze e recuperato da un collezionista, Gregorio Parrini, che vive nel Chiati ed è cliente dell’azienda dolciaria. "Mi sono emozionata quando ho visto la cappelliera", racconta Elisabetta Pandolfini, titolare dell’azienda insieme ai fratelli Marcella, Letizia e Francesco. "Quella cappelliera è un pezzo unico del Biscottificio, risalente al 1904, prima che la proprietà passasse alla nostra famiglia. Una coincidenza straordinaria ritrovare un oggetto così importante proprio nei giorni in cui vengono celebrati i 200 anni dalla nascita di Pellegrino Artusi".
La scatola di cartone, ha un’etichetta promozionale sulla quale è ben leggibile tra i prodotti d’eccellenza, proprio la ’pasta regina’. La ricetta di questo dolce venne donata da Pellegrino Artusi in persona ad Antonio Mattei.
All’interno l’alta iscrizione è davvero singolare: "L’unica fabbrica di dolci – c’è scritto – che garantisca i suoi prodotti all’uovo senza surrogati né materie coloranti". Con il garbo di regalare poi 500 lire a chiunque fosse capace di dimostrare il contrario. La cappelliera ritrovata verrà aggiunta alla collezione del Museo Bottega di Firenze in Via Porta Rossa e sarà visibile al pubblico da fine settembre. Un ritrovamento davvero singolare per quest’azienda che gode del vanto del suo attaccamento alla memoria, della bellezza semplice e di quella passione con cui dal 1858 ai giorni nostri è ancora un vanto tutto pratese.
Scriveva l’Artusi: "Avendo un giorno, il mio povero amico Antonio Mattei di Prato, mangiata in casa mia questa pasta (Regina ndr) ne volle la ricetta e subito, da quell’uomo industrioso ch’egli era, portandola a un gado maggiore di perfezione eriducendola finissima, la mise in vendita nella sua bottega. Mi raccontava poi essere stato tale l’inconto con questo dolce che quasi non si faceva pranzo per quelle campagne che non gli fosse ordinato". Adesso c’è chi vorrebbe assaggiarlo ancora.
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