REDAZIONE PRATO

"Manipolatrice e priva di coscienza Quella donna è ancora pericolosa"

Ha avuto un figlio dal ragazzo a cui faceva lezione: ecco le motivazioni della condanna di Appello. Per i giudici non ci sono dubbi: il primo rapporto sessuale risale a quando la vittima aveva 13 anni

"Una manipolatrice, incapace di comprendere la gravità dei reati commessi, che non ha mai avuto parole di scuse o di rammarico verso la vittima e la sua famiglia". E’ una condanna su tutta la linea quella arrivata dal tribunale di Appello di Firenze (il collegio era composto da tre donne: Anna Maria Sacco presidente, Silvia Mugnaini e Paola Palasciano a latere) nei confronti della donna di Prato, oggi 34 anni, fino a poco tempo fa oss di professione, che ha avuto una relazione con il ragazzo a cui dava ripetizioni di inglese e dal quale, nel 2018, ha avuto un figlio, come confermato dall’esame del dna. Il tribunale ha depositato le motivazioni della sentenza di secondo grado che l’ha riconosciuta colpevole dei reati più odiosi: la violenza sessuale nei confronti di un ragazzo che all’epoca dei fatti non aveva ancora compiuto 14 anni e la violenza sessuale per induzione. Il collegio del giudici fiorentini ha sposato in toto la condanna di primo grado (e quindi la ricostruzione della Procura di Prato) concedendo alla donna un piccolo sconto di pena di appena 15 giorni (in totale sei anni, 5 mesi e 15 giorni). L’udienza si è tenuta a maggio e il 16 agosto sono state depositate le motivazioni anche per il secondo imputato, il marito della donna, che invece è stato assolto dall’accusa di alterazione di stato (in primo grado aveva preso un anno e otto mesi). Entrambi gli imputati sono difesi dagli avvocati Mattia Alfano e Massimo Nistri. Nelle motivazioni i giudici ripercorrono la nota vicenda rigettando le richieste dei difensori e dimostrando come le prove raccolte, la circostanziata e credibile ricostruzione fornita dal ragazzo, oggi maggiorenne, sia durante l’incidente probatorio sia in udienza, il fitto scambio di messaggi su Whatapp fra i due, il racconto dei testimoni e le intercettazioni avessero confermato il quadro accusatorio nei confronti della donna. L’imputata "ha mostrato una totale mancanza di consapevolezza e revisione critica della sua condotta", scrivono i giudici per confermare la condanna. "L’imputata è rimasta un soggetto altamente pericoloso in quanto è ancora convinta di non aver fatto nulla di male e di essere semplicemente vittima degli eventi, come se non fosse stata lei a provocarli". Anzi, per i giudici, la donna ha mostrato una intrinseca gravità della sua condotta sotto il profilo dell’impatto che ha avuto sulla vita del ragazzo e del suo protrarsi nel tempo". Non c’è nessun dubbio che la donna si sia approfittata del ragazzo e che la data del primo rapporto sessuale sia da datarsi nel giugno del 2017, quando il giovane aveva 13 anni e mezzo. E’ la stessa vittima a ricordarlo: "Non mi sarei mai potuto dimenticare quella data, il giorno dopo avevo l’esame di terza media e volevo fare bene perché era il compleanno del mio babbo e gli volevo fare questo regalo".

Lo ribadisce al telefono a un’amica quando, intercettato a sua insaputa dopo l’arresto della donna, racconta alla interlocutrice di aver avuto "solo 13 e anni mezzo" quando ha avuto il rpimo rapporto con la donna e che prima di quella data non aveva mai avuto esperienze sessuali. E poi c’è la violenza per induzione negli ultimi mesi della relazione, nella quale è evidente come la donna, che voleva apparire vittima, usava il figlio per ricattare il ragazzo, dietro la promessa di non portarlo nella palestra frequentata dal giovane, per tenerlo legato a sé. Diversa la posizione del marito che è stato assolto in quanto, secondo i giudici, non esiste la certezza che l’uomo fosse al corrente di non essere il padre biologico del bambino al momento dell’atto di riconoscimento alla nascita.

Laura Natoli