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"Manca il personale E quelle celle anguste"

Una delegazione della Camera penali di Prato ha visitato il penitenziario della Dogaia. Situazione tra luci e ombre

PRATO

"Reparti in cui si deve ricorrere alla terza branda, in presenza di camere di pernottamento (come sono eufemisticamente chiamate le celle, che in realtà svolgono una funzione che va ben oltre il mero orario notturno) che sono apparse davvero molto anguste". E’ uno dei problemi rilevati durante la visita ieri mattina al carcere della Dogaia di una delegazione della Camera penale di Prato e dell’Osservatorio carcere dell’Unione delle camere penali, composta dagli avvocati Gabriele Terranova, Costanza Malerba e Sara Mazzoncini. La visita alla casa circondariale fa parte dell’iniziativa Ferragosto in carcere, volta a

testimoniare l’attenzione dei penalisti alla condizione dei detenuti, resa gravosa in questo periodo dal gran caldo.

La delegazione di avvocati è stata accolta dal direttore dell’istituto di pena Vincenzo Tedeschi, e dal comandante Luigi Bove, che hanno accompagnato i penalisti nei vari reparti compresi l’isolamento, la semilibertà, l’infermeria, attraverso un itinerario all’interno del carcere dove normalmente non hanno accesso gli avvocati. Vi è stato anche un diffuso e approfondito scambio di informazioni – recita una nota della Camera penale – che verranno sintetizzzate in una relazione, destinata ad essere successivamente pubblicata.

"Da segnalare il dato – purtroppo una costante per le istituzioni della giustizia in città – del grave deficit di personale della struttura, che sembra comunque aver gestito meglio di altri i problemi della pandemia".

La Dogaia ospita anche detenuti in alta sorveglianza (condannati per reati di maggiore gravità), seconda solo a Sollicciano per dimensioni e presenze: 531 a fronte di una capienza regolamentare di 581, quindi meno critiche di quanto non siano, a causa della presenza di reparti (quello dei semiliberi in particolare) che contano molti posti liberi.