
Hanno sospeso o cancellato i programmi di studio ed invitato studenti e docenti a fare le valigie per tornare nei loro Paesi. Tra febbraio e marzo, in piena emergenza italiana per il coronavirus, hanno chiuso le porte le università straniere che si erano insediate a Prato (prima, nel 2001, l’australiana Monash University Prato Centre, poi, nel 2012, la statunitense University New Haven Tuscany Campus). Due vivaci presenze che hanno portato in città, assieme ad oltre mille studenti ogni anno, anche una bella dose di orgoglio e che ora rischiano di rappresentare un altro, duraturo, segno meno per l’economia locale. Le università straniere hanno scelto Prato perché di dimensioni ridotte, ricca di storia e cultura e piena di servizi. Come un piccolo tesoro per chi arriva dalle periferie o dalle metropoli delle grandi città americane e australiane. Una scelta che ha messo Prato al centro dell’attenzione internazionale come luogo ideale per quelle università che avevano intenzione di varcare i confini verso l’Europa. Così sono arrivati dalla Florida anche i corsi del Beacon College e l’amministrazione comunale non ha fatto mistero di aver avviato contatti proficui con l’università cinese di Wenzhou e con l’israeliana Shenkar University per un possibile insediamento a Prato. Ambizioni e sogni che sembrano destinati, almeno per un po’, a restare nel cassetto mentre gli atenei già ben avviati e floridi potrebbero tardare ancora diversi mesi a riprendere la regolare attività. Sul sito della Monash University Prato Centre una comunicazione avvisa che la sede pratese ha riaperto dal primo giugno per il personale, mentre "le attività didattiche, le conferenze, gli eventi e gli incontri rimangono sospesi". Dopo la cancellazione dei programmi invernali, sono stati rinviati anche quelli del secondo semestre 2020 e ci sarà da valutare i programmi di mobilità per il 2021. Sul sito della University New Haven Tuscany si comunica una ripresa a fasi. "Tutti i trasferimenti di studenti nuovi e di ritorno sono previsti per il 14-21 agosto" e, comunque, in osservanza delle linee guida fornite all’università dal dipartimento della sanità pubblica dello Stato del Connecticut dove ha sede la New Haven. Studenti e dipendenti saranno sottoposti a test virali Covid 19. Misure che, comunque, dovranno fare i conti con quelle in atto per quanto riguarda spostamenti aerei e quarantena.
Ad avere la meglio, per ora, è un clima d’incertezza e il condizionale è sempre d’obbligo. Questi quattro mesi di stop hanno lasciato il segno. Una manciata di anni fa si era stimato che le università straniere avessero generato su Prato una ricaduta economica di ben due milioni di euro. Affitti per alloggi, alberghi, ristoranti. I benefici si erano fatti sentire, perché le università oltre a garantire una presenza fissa di studenti e docenti, organizzavano convegni di richiamo internazionale che portavano in casa nostra oltre al prestigio anche il denaro. Il confronto a più voci e con lo sguardo lungo sul futuro della Prato universitaria potrebbe, ora, subire un arretramento e costringerci a fare i conti soprattutto con la perdita economica.
Marilena Chiti