Sarà capitato a tantissimi di vedere persone di nazionalità cinese girare per Prato, se pure da sole e all’aperto, ancora con la mascherina. L’oggetto diventato il simbolo di questi due anni e mezzo di pandemia, nella comunità cinese non rappresenta ancora il passato e anzi continua ad essere utilizzato praticamente da tutti. Certo, sui mezzi di trasporto, negli ospedali e in altri pochi luoghi specifici, la mascherina in Italia è ancora obbligatoria. Ma c’è da dire che nella stragrande maggioranza delle circostanze è diventata – almeno per ora – un ricordo che rimanda a tempi cupi. Tutto questo ha sicuramente a che vedere con la paura del virus, ancora piuttosto diffusa nella comunità orientale, letteralmente martellata dalle notizie sconfortanti provenienti dal Dragone. Ma la paura non spiega tutto. Indossare la mascherina, per molti, rappresenta anche una sorta di disciplina. Una forma di rigidità nel contrasto al Covid vissuta in modo estremo, che fa il paio con le misure draconiane che la Cina ha intrapreso per sostenere la sua politica dei "contagi zero". Il ragionamento è: se per due contagi in patria vengono messe in lockdown città di milioni di abitanti perché non dovremmo tenere almeno la mascherina qui da noi dove le infezioni sono decine al giorno e ancora muoiono le persone?
"Nella mia ditta, quando non tengo la mascherina, i dipendenti mi guardano male", racconta Sara, giovane imprenditrice che da qualche mese ha aperto il suo pronto moda in città. "Chi lavora con me tiene sempre la mascherina, nonostante il caldo e il progressivo allentamento delle misure anti-contagio". A spiegare bene questa dinamica è la signora Sun, dipendente della ditta di Sara. "Non è solo una questione di paura – spiega – Ormai siamo tutti tornati più o meno alla quotidianità e sicuramente di questo si deve essere felici. Riconosciamo la durezza delle misure cinesi, ma allo stesso tempo crediamo che in Cina quella sia un po’ una strada obbligata, vista la densità della popolazione. E siccome anche qui vogliamo prevenire prima di curare, fare uno sforzo in più e portare la mascherina non ci sembra un gran sacrificio". Altri motivi che spiegano il persistere nell’indossare la mascherina da parte dei cittadini cinesi vanno ricercati nell’ambito della cultura e della moda. Se proviamo ad andare con la memoria al periodo pre-pandemico è possibile ricordare che la mascherina sul volto di molti cinesi era già presente. Uno strumento che essenzialmente serviva a proteggere da allergie, inquinamento e malattie, era finito per diventare anche un oggetto di moda. Un ornamento estetico e di tendenza, su cui i cinesi, prima di tutti, avevano costruito un progetto di business. Già prima della quarantena mondiale dovuta al Covid, di mascherine personalizzate e colorate, sui siti cinesi, se ne trovavano a bizzeffe. Erano diffuse soprattutto tra i giovani per moda o per nascondere le proprie espressioni e le proprie emozioni, evitando il contatto con la società.
Tutti presupposti culturali che via via sono andati a consolidarsi con questa maledetta pandemia, che ha di fatto avvalorato quello che era considerato un fenomeno di negazione del contatto fisico e verbale con il prossimo, favorendo invece le relazioni mediate dall’utilizzo ossessivo dei social network. Le mascherine ’kouzhao’, così si chiamano in mandarino, che sia per necessità, per disciplina o per schermarsi dal mondo, almeno nella comunità cinese, alla fine non sembrano avere per niente fatto il loro tempo.
Miaomiao Huang