REDAZIONE PRATO

L’ultimo giorno con l’amarezza di essere distanti

Saluti nelle classi virtuali, ma anche di persona Gli esempi di Gramsci Keynes, Buzzi e Tavola

Ore 11: parte il collegamento. La quarta A del Convitto Cicognini si ritrova per l’ultima volta di questo anno scolastico destinato a restare nella storia, nella classe virtuale creata da Google. Succo di frutta e patatine per addolcire un saluto che inevitabilmente, dai più piccoli ai più grandi, lascia l’amaro in bocca. Ieri era pur sempre l’ultimo giorno di scuola e come da tradizione un saluto era dovuto. La fine delle lezioni, seppur online per l’emergenza coronavirus, è una festa che in molti hanno passato all’aperto, distanziati e con la mascherina. Foto di classe insolite, messaggi, lettere e saluti, con la commozione di molti insegnanti e genitori che si sono dati appuntamento nei parchi: gli studenti dell’Istituto comprensivo Pertini di Vernio si saluteranno nel fine settimana al parco dell’Albereta, i bambini della Salvo D’Aquisto di Tavola invece migreranno fino alle Cascine per la foto di rito.

Un ultimo giorno che assume una veste del tutto insolita. Del resto non poteva essere altrimenti. Se molte classi hanno optato per un saluto virtuale e un foto di classe al parco, c’è stato anche chi ieri mattina è tornata a scuola per rivedere i compagni: rigorosamente fuori dai cancelli. È il caso del Gramsci-Keynes dove c’è stato un vero ultimo giorno con tanto di saluti e qualche inevitabile lacrima. Ad organizzare tutto Maria Cristina Mengozzi, professoressa di italiano e storia, 37 anni di carriera alle spalle.

"Non me la sono sentita di lasciare i miei ragazzi soli in questo giorno", spiega. La professoressa ha dato appuntato ai suoi studenti ad orari scaglionati per evitare assembramenti: "Ho incontrato gli alunni della prima classe alle 9 e così via, ogni ora, fino a mezzogiorno. I ragazzi avevano bisogno di rivedersi, hanno sofferto molto in questi mesi di lontananza. Sono spaventati, preoccupati per settembre, vogliono tornare a scuola, chiedono in continuazione di poter usare gli spazi aperti – dice Maria Cristina Mengozzi –. Mi sono sentita di essere qui per il loro bene, ho scelto anche di azzardare per di incontrarli. Lo abbiamo fatto in sicurezza con le mascherine e tenendo la distanza, ma eravamo tutti insieme e ci siamo salutati di persona. Questo è quello di cui hanno più bisogno adesso". In fila indiana, ad un metro di distanza l’uno dall’altro, ma pur sempre con la battuta pronta, centinaia di studenti, ieri mattina, si sono ritrovati davanti al Buzzi per un saluto di fine anno speciale che è diventato l’occasione per consegnare a tutti le felpe con il logo della scuola. "Abbiamo pensato che potesse essere il momento giusto e siamo soddisfatti di come è andata – racconta Leonardo Fontana, rappresentante degli studenti –. Siamo stati a distanza, con le mascherine: devo ammettere che si sono comportati tutti davvero molto bene. Siamo riusciti a consegnare le felpe del Buzzi che avremmo dovuto dare ai compagni il 7 marzo proprio quando la scuola è stata chiusa". Anche questo è un modo per ripartire da dove tutto si era interrotto.

Silvia Bini