Luana D'Orazio, un anno fa la tragedia choc. "Legalità: il rispetto non è un costo"

Il procuratore capo di Prato Nicolosi: "C’è ancora molto da fare per radicare la cultura della sicurezza"

Luana D'Orazio

Luana D'Orazio

Esattamente alle ore 9,46 del 3 maggio di un anno fa moriva Luana D’Orazio, l’operaia di 22 anni stritolata dall’orditoio a cui era addetta in una fabbrica a Montemurlo (Prato). Impossibile dimenticare quella data e quell’ora. Da quel momento nulla è stato più come prima e di incidenti sul lavoro si è parlato molto. Ma poco è cambiato: in Italia, solo nel 2021, si sono contate più di 1.400 vittime. Luana, suo malgrado, è diventata il simbolo di quella strage silenziosa. Era giovane e bella. Aveva un bambino di appena 5 anni e un sogno nel cassetto: fare l’attrice. Sogno che aveva accantonato scegliendo la dura vita in fabbrica per dare un futuro al suo bambino. La vita di Luana e della sua famiglia è stata spezzata in appena sette secondi: tanto è bastato perché la giovane venisse acchiappata dal macchinario che l’ha risucchiata a sé in un «abbraccio mortale», come ha scritto il consulente tecnico della Procura che ha eseguito la perizia sull’orditoio killer. La perizia ci ha reso un quadro chiaro e agghiacciante di quanto accaduto. Il macchinario era stato manomesso: il cancello di protezione che doveva scendere quando l’orditoio gira ad alta velocità era stato bloccato da un bypass elettrico. Se quel cancello fosse stato funzionante, Luana non si sarebbe avvicinata pericolosamente alla macchina che girava. Sarebbe ancora viva.  La Procura di Prato ha chiuso le indagini in appena cinque mesi e ha chiesto il rinvio a giudizio per la titolare della fabbrica di Montemurlo, Luana Coppini, per il marito, Daniele Faggi, considerato l’amministratore di fatto della ditta della moglie, e per il tecnico manutentore che avrebbe eseguito materialmente il bypass, Mario Cusimano. Sono tutti accusati di omicidio colposo e omissione dolosa delle cautele antinfortunistiche. L’udienza preliminare si è aperta un mese fa ma è stata rinviata per una serie di impedimenti tecnici. Il prossimo appuntamento in tribunale è fissato a settembre. 

Prato, 3 maggio 2022 - La piaga della mancata sicurezza sui luoghi di lavoro non migliora. Nell’ultimo anno sono quasi 600 le notizie di reato in tema di sicurezza. Gli infortuni, più o meno gravi, sono stati 153 nel corso del 2021, circa uno ogni due giorni, segno che il "tessuto socio economico pratese è complesso". A tracciare un bilancio in tema di sicurezza sul lavoro e antinfortunistica, nel giorno del primo anniversario della morte di Luana D’Orazio, la giovane operaia stritolata dall’orditoio a Montemurlo, è il procuratore di Prato, Giuseppe Nicolosi. Sul tema della sicurezza Nicolosi insiste spesso anche perché le notizie di reato che arrivano in Procura sono tantissime e si collegano indissolubilmente a un altro tema, quello dello sfruttamento lavorativo, piaga diffusa soprattutto nelle aziende a conduzione cinese di cui il distretto pratese è pieno.

Procuratore, che cosa è cambiato nel distretto in questo anno?

"I dati sono in linea con quelli degli anni passati. Le notizie di reato in materia di violazione delle norme antinfortunistiche arrivate in Procura nel 2021 sono state 593 di cui 483 accertate dagli ispettori dell’Asl che da noi sono ben 45, di cui tre sono fisicamente presenti in Procura. Di queste violazioni, 119 sono riferibili a italiani, 319 a cinesi e 45 a imprenditori di altre etnie. Sono numeri alti anche se, prima del Covid, siamo arrivati a contarne fino a 800-900 all’anno. Al 28 aprile di quest’anno siamo già a 215 irregolarità riscontrate. Il trend è costante".

Dati che non fanno sperare in un miglioramento delle condizioni di lavoro.

"Rispetto ad altri circondari abbiamo numeri ma anche forze straordinarie. E’ vero che abbiamo tante criticità a causa del tessuto socio-economico complesso di Prato ma qui c’è anche una risposta che da altre parti è impensabile. Il lavoro svolto dal rogo nella ditta al Macrolotto nel 2013 a oggi è stato tanto".

Quindi più controlli equivalgono a più irregolarità?

"Certo, tanti controlli producono tante notizie di reato. E’ anche vero che la maggior parte di queste si risolvono con l’assolvimento delle prescrizioni e con la messa a norma".

Quanti infortuni ci sono stati in questo anno nel distretto?

"A Prato sono stati 153, uno solo mortale, quello di Luana D’Orazio. Se ragioniamo in termini di area vasta, dobbiamo registrare quello avvenuto a Montale in un’altra ditta tessile nella quale ha perso la vita un giovane di origini tunisine schiacciato da una pressa. O quello a Campi Bisenzio nel quale è deceduto un altro operaio. Se si ragiona in termini di distretto tessile unico, tre incidenti di questo tipo non sono pochi. Di solito sono casi rari".

In che senso?

"L’incidente accaduto a Luana D’Orazio è raro nel nostro distretto. Non è pensabile che accada una cosa simile nel comparto dei pronto moda. Nel caso di Luana l’approccio al macchinario è complesso. Sono macchine pericolose. Nei pronto moda le macchine impiegate sono ’taglia e cuci’. Noi registriamo tanti microinfortuni, tante lesioni colpose".

Che cosa si può fare perché tragedie simili non accadano più?

"Si deve andare avanti con i controlli ma bisogna insistere anche sull’educazione alla legalità. Gli imprenditori, soprattutto gli stranieri, devono valutare la messa in sicurezza non come un costo per le aziende. A livello culturale qualcosa è cambiato: si sta diffondendo una maggiore presa di coscienza".