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Morte di Luana, la perizia: "L'orditoio andava al massimo e senza protezioni"

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Luana D'Orazio

Prato, 7 settembre 2021 - L'orditoio, nel momento in cui ha risucchiato Luana D'Orazio uccidendola, stava andando alla massima velocità e senza protezioni. E' questa una delle risultanze della perizia adesso sulla scrivania del procuratore di Prato Giuseppe Nicolosi e del sostituto Vincenzo Nitti. E' il Corriere Fiorentino ad anticipare alcuni passi della perizia. Il consulente del pubblico ministero, l'ingegner Carlo Gini, aveva chiesto la proroga alla fine di agosto. Ora i magistrati hanno in mano un documento che era molto atteso. 

Luana, che quel maledetto 3 maggio indossava una tuta sportiva, sarebbe stata agganciata da una staffa laterale che gira insieme al subbio. Così in assenza di protezioni di sicurezza, il macchinario avrebbe continuato a girare alla massima potenza, risucchiando il corpo dell’operaia, che non ha trovato scampo, muorendo sul colpo. Indiscrezioni che sarebbero contenute nella perizia e che quindi andrebbero a confermare l’ipotesi sostenuta fin dalle prime verifiche condotte sull’orditoio killer: la rimozione delle cautele infortunistiche presenti nell’orditoio costruito dalla azienda tedesca Karl Mayer. 

Bocche cucite intanto in procura. Tre persone nel registro degli indagati: sono accusati per omicidio colposo e rimozione delle cautele antinfortunistiche. Si tratta della titolare dell’azienda Luana Coppini e suo marito Daniele Faggi (avvocati Barbara Mercuri, Alberto Rocca), che è considerato dagli inquirenti come il gestore di fatto dell’orditura. Insieme a loro c’è anche nel registro degli indagati e Mario Cusumano (avvocato Melissa Stefanacci), manutenore dei macchinari della ditta di Oste.