Lo sfruttamento è l’emergenza numero uno "Un furgone dei diritti per aiutare i migranti"

Lo sportello itinerante si sposta nei luoghi di incontro e socializzazione degli stranieri. Magani: "Solo lì i lavoratori riescono a denunciare". Il tour è già iniziato e terminerà a metà giugno. L’assessore regionale Nardini: "Una buona pratica partita da Prato"

Migration

Un furgone intinerante come strumento per combattere lo sfruttamento lavorativo e fornire ai lavoratori informazioni sui loro diritti, promuovendo i servizi dei Centri regionali per l’impiego, dei Comuni e della Asl Toscana Centro. La sperimentazione è partita da marzo scorso da Prato, città in cui i problemi legati al lavoro a nero sono sulla breccia da qualche anno con le proteste dei lavoratori in strada sostenute spesso dal sindacato Si Cobas. L’esperienza di questo furgone che si muove per i diritti è un’azione sperimentale e rientra tra le attività promosse da "Commit - Competenze Migranti in Toscana" (capofila è la Regione), progetto nato con la doppia finalità di favorire l’inclusione lavorativa dei migranti in Toscana, valorizzandone la presenza come opportunità per il sistema produttivo locale, e di consolidare la collaborazione tra attori pubblici, privati, sociale, tessuto imprenditoriale. Il progetto è curato dagli orientatori di Arti, l’agenzia regionale toscana per l’impiego, e della sua società in house, la Fil (formazione innovazione lavoro). Nell’ambito del viaggio nel territorio comunale è stata anche avviato un’indagine per rilevare quale sia percezione del lavoro da parte dei cittadini migranti e invitarli a raccontare eventuali vicende di sfruttamento e discriminazione. Finora sono stati raccolti oltre 200 questionari. Il furgone ieri ha fatto tappa in piazza del Comune. Il progetto ha visto coinvolti 400 lavoratori provenienti da diversi Paesi, in particolar modo Pakistan, Bangladesh, Nigeria e Nord Africa. Il percorso itinerante proseguirà fino a metà giugno. Evitando di proposito le aree produttive, come i Macrolotti, ma facendo sosta nei luoghi di aggregazione e socializzazione dei migranti; dal Parco Prato alle piazze del centro storico ai Cas, dal mercato alla sede dei servizi sociali in via Roma. Il motivo risponde a una filosofia precisa: avvicinare più facilmente gli stranieri. Lo spiega Simone Mangani, assessore al Coordinamento delle politiche per la cittadinanza e le comunità migranti: "Lo sportello mobile va nei luoghi di socialità e non di produzione, dove i lavoratori tendono a scomparire e preferiscono non denunciare". Sul punto mobile attrezzato i cittadini stranieri possono effettuare colloqui per la ricerca del lavoro regolare e sicuro. Il Progetto Commit, finanziato attraverso il Fondo asilo migrazione e integrazione, punta a rafforzare il sistema per l’inclusione lavorativa dei migranti nel territorio toscano attraverso la qualificazione dei servizi per l’orientamento al lavoro, il rafforzamento della collaborazione tra attori pubblici, del privato sociale e del tessuto imprenditoriale. "In Toscana non c’è spazio per lo sfruttamento - dice l’assessora regionale all’Istruzione e formazione professionale, Alessandra Nardini - Questo esperimento è una buona pratica. Invece di aspettare che siano cittadine o cittadini di Paesi terzi a doversi recare ai servizi, abbiamo allestito un punto mobile per informare e sensibilizzare sul lavoro regolare. Siamo contenti perché la lotta contro lo sfruttamento è uno dei pilastri delle politiche che promuoviamo. Come Regione stiamo lavorando per mettere in una cornice azioni di questo tipo". E annuncia "che a breve sarà pronto un altro progetto per contrastare il lavoro nero anche in altri settori, oltre a quello dell’agricoltura con il caporalato". "Il furgone nasce dall’esigenza della Fil di essere tra le persone". così l’amministratore unico di Fil Serena Tropepe. "Si raggiungono persone che non hanno familiarità con il centro per l’impiego così da spiegare le opportunità che il Comune offre con i suoi sportelli". Per Monica Becattelli, presidente Arti Toscana, "il progetto consente di portare alla luce e valorizzare le competenze degli utenti".

Sara Bessi