REDAZIONE PRATO

Lo sconforto delle estetiste: escluse dai ristori

Le operatrici del settore bellezza beffate dal meccanismo del fatturato. "Abbiamo lavorato a ritmi estenuanti. E questo è il risultato"

Da una parte i delusi, dall’altra gli esclusi. A fronte di tanti imprenditori, artigiani e partite iva che si ritrovano con accrediti relativi al decreto Sostegni di poche migliaia di euro, sufficienti a malapena a pagare qualche utenza o mensilità d’affitto dei fondi, c’è anche il nutrito gruppo di coloro che non hanno ricevuto neanche un centesimo dallo Stato. Le regole stabilite dal governo, con l’obbligo di un calo di fatturato di almeno il 30% per potere rientrare nei contributi a fondo perduto, hanno completamente lasciato fuori l’intero settore delle estetiste. Che hanno infatti subìto perdite medie di fatturato intorno al 1520%, ritrovandosi così tagliate fuori dai sostegni. "Secondo il governo questa pandemia per noi non c’è statao" commenta Valentina Ippolito, presidente del settore estetica di Confartigianato. "Forse da Roma non sanno che pur di soddisfare le richieste di tutte le clienti siamo rimaste aperte anche fino alledieci di sera. Abbiamo tenuto ritmi di lavoro estenuanti e adesso nella visione di chi ci governa non abbiamo diritto ad alcun tipo di aiuto". La beffa per il settore dell’estetica arriva per di più nel momento in cui i centri sono costretti alla chiusura a causa delle normative anticontagio. "Siamo di fronte a una situazione paradossale", accusa Ippolito. "Siamo chiuse per legge, ma al contempo non abbiamo diritto ai sostegni e dobbiamo continuare a pagare affitti, utenze e contributi ai dipendenti. Non si capisce con quale criterio si muovano da Roma. Anche perché nessuno tiene conto delle maggiori spese che abbiamo dovuto sostenere per lavorare. Mi riferisco ai prodotti monouso, alle sanificazioni, all’acquisto di prodotti specifici per la pulizia. E poi non dimentichiamo il contingentamento degli accessi, che ci ha costretto a ridurre il numero di clienti serviti ogni giorno". Ippolito non nasconde la delusione anche per le decisioni prese dal Comune di Prato nel bando da un milione di euro per gli aiuti alle imprese. "Anche in questo caso viene chiesto un calo di fatturato del 25% per ottenere i mille euro di ristoro. Una soglia troppo alta per il nostro settore", prosegue Ippolito. "Nonostante il Covid noi abbiamo investito sui prodotti, sui macchinari, ma nessuno ne tiene conto". Archiviato negativamente il capitolo ristori, l’altro problema è quello relativo all’attuale periodo di chiusura, che sta coincidendo con il momento in cui i centri estetici in genere vivono un vero e proprio boom di prenotazioni. "Ci si avvicina all’estate e questo è il periodo in cui di solito c’è maggiore richiesta di trattamenti", spiega l’associata di Confartigianato. "Noi non vogliamo aiuti da nessuno, ma semplicemente la possibilità di lavorare. Dal governo ci diano almeno un orizzonte di ripartenza, anche perché i contagi non stanno calando. Significa che gli untori non siamo noi". Con l’obbligo di chiusura dei centri estetici sta proliferando la concorrenza sleale di chi lavora abusivamente, sia in casa che a domicilio. "Quelle rare volte che esco di casa vedo persone con capelli appena fatti e unghie finte perfettamente sistemate. Mi domando: sono tutti diventati fenomeni del fai da te? La verità, purtroppo, è che chi svolge abusivamente la professione sta approfittando di questo periodo di restrizioni a discapito dei centri in piena regola". Stefano De Biase