Era il 2015 quando all’istituto comprensivo Marco Polo, che racchiude tre plessi tra infanzia, primaria e secondaria
di primo grado, si iniziò a mettere su un banco vicino
alla cattedra un dizionario di italiano-cinese: un modo concreto per aiutare gli alunni
a fare amicizia e ad interagire.
Oggi l’istituto Marco Polo è un esempio di intergrazione: il lavoro fatto negli ultimi dieci anni è stato immenso ed è iniziato con la formazione dei docenti che hanno l’onere e l’onore di insegnare in classi con oltre il 70% di alunni stranieri.
"In ogni sezione ci sono circa
tre o quattro studenti italiani, non di più. Sono in minoranza rispetto ai non italofoni –
spiega la dirigente Mariagrazia Ciambellotti –. La gestione di
una popolazione scolastica multietnica passa da un lavoro costante di formazione. Certo, ci sono anche situazioni non facili e studenti magari più chiusi
con i quali è difficile che i compagni riescano a fare amicizia ad esempio. Per questo è necessario un impegno costante: qui abbiamo mediatori culturali, corsi di italiano per gli alunni che non parlano la nostra lingua, lavoriamo inoltre in collaborazione con l’Università di Siena con progetti unici come l’Altoparlante, che prevede un modello particolare di lezioni basato sulle lingue di ciascuno".