
Un momento dell'assedio
Prato, 30 gennaio 2019 - In quindici rischiano il processo per resistenza a pubblico ufficiale aggravata dal numero di persone e lesioni ai poliziotti. Dopo otto anni e mezzo. Gli imputati sono alcuni dei protagonisti dell’ormai noto «linciaggio» di Iolo, come venne definito, avvenuto la sera del 28 giugno 2011. Il paese intero, Iolo, tentò di linciare un cinquantenne, E. B., assediandolo sotto casa per oltre cinque ore. Motivo? Si era sparsa la voce in paese che l’uomo avesse intrattenuto rapporti sessuali con un quindicenne che abitava nel suo stesso palazzo. La madre del ragazzo si accorse di quello che era accaduto e andò dall’uomo minacciandolo.
La notizia si sparse veloce passando di bocca in bocca ma, anziché, chiamare le forze dell’ordine il paese si strinse intorno alla madre della presunta vittima con l’intento di vendicare il giovane. Alcuni residenti arrivarono fino alla porta di casa di E. B. bussando con violenza e tentando di buttarla giù. Una prima volta fu chiamata la polizia che riportò la calma. Ma la rabbia covava sotto la cenere e raccolte circa 200 persone, gli abitanti dei palazzi di via Andrea da Quarata misero in piedi un vero e proprio assedio. Compresa la gravità della situazione, la polizia tornò a Iolo in forze. L’accoglienza fu tutt’altro che buona. Furono incendiati degli stracci, fu tirata una specie di bottiglia incendiaria sull’auto della polizia. Ci furono momenti di tensione fra le forze dell’ordine e i «rivoltosi». Attimi di pura follia che trasformarono le strade di Iolo in un Far West. Solo con un escamotage la polizia riuscì a far uscire di casa e mettere in salvo l’uomo travestendolo con la divisa dei vigili del fuoco. «Atti di una violenza inaudita», commentò il procuratore dell’epoca, Piero Tony. La procura aprì un fascicolo iscrivendo nel registro degli indagati 17 persone fra cui alcuni parenti della giovane vittima. Dopo otto anni e mezzo siamo giunti all’udienza preliminare che ieri è stata subito rinviata a causa di un difetto di notifica. Quindici le persone per cui il pm Lorenzo Gestri ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale aggravata dal numero delle persone e lesioni agli agenti. Sette i poliziotti feriti che dovettero ricorrere a cure mediche. Reati che hanno pene severe, fino a un massimo di otto anni.
Laura Natoli