FRANCESCO BOCCHINI
Cronaca

Prato, i liceali del Copernico incontrano gli universitari detenuti alla Dogaia

Otto studenti universitari attualmente carcerati hanno raccontato il loro percorso di studi iniziato durante il periodo di detenzione e vissuto come possibilità di riscatto

Il carcere della Dogaia

Prato, 13 marzo 2024 - Nella giornata di ieri, martedì 12 marzo, un centinaio di alunni frequentanti le classi quinte del liceo Niccolò Copernico hanno incontrato studenti universitari detenuti, in parte in presenza nella sala biblioteca/laboratorio del carcere della Dogaia e in parte in collegamento video dalla sede della scuola. L'iniziativa è stata possibile grazie alla direzione del carcere, al responsabile della formazione carceraria e alla Polizia municipale nell'ambito del progetto "Educare alla Legalità". Otto studenti universitari attualmente carcerati hanno raccontato del loro percorso di studi iniziato durante il periodo di detenzione e vissuto come possibilità di riscatto da un passato che spesso è fonte di enorme senso di colpa nei confronti di se stessi e dei propri cari. Lo studio rappresenta per loro un obiettivo fondamentale per affrontare la realtà esterna a fine pena senza dover cadere nella recidiva. Erano presenti all'incontro l'assessora alla Polizia Municipale Flora Leoni, il responsabile del Reparto Territoriale della Polizia municipale Fabio De Simone, il Direttore del carcere Vincenzo Tedeschi, il suo vice Domenico Ciaburri, la Responsabile dell'Area giuridico-pedagogica Ilenia Pisano e infine l'insegnante Nadia Andolina. "E' il secondo incontro tra studenti del Liceo Copernico e studenti detenuti nel carcere della Dogaia - afferma l'assessora Leoni - Il primo si è svolto in modalità da remoto per ragioni ancora legate al contagio da coronavirus e, pur essendo molto partecipato, è stato a mio avviso, meno emotivamente coinvolgente di questo. Il fatto di entrare fisicamente in carcere e relazionarsi con studenti ristretti dal regime carcerario è un'esperienza importante per entrambe le parti. Sicuramente un incontro da ripetere e strutturare nell'ambito del progetto di educare alla legalità e alla cittadinanza attiva". Moltissime le domande rivolte agli studenti detenuti: gli alunni del Copernico erano interessati all'emozione provata al momento della carcerazione, all'aiuto offerto dall'istituzione carceraria, alle amicizie che si instaurano all'interno del carcere, a come si riesce a mantenere un atteggiamento positivo fino all'arrivo in cella, ai ritmi di vita carceraria e al fenomeno della violenza. I liceali hanno chiesto loro anche dei consigli e le risposte fornite sono state semplici e chiare. Hanno approfondito diversi temi, il trauma dell'ingresso per la perdita della libertà, degli affetti e delle amicizie, la conquista per alcuni dei permessi premio ritrovando una realtà esterna così modificata dall'essere irriconoscibile; l'importanza del rispetto delle regole e la difficoltà ad intrattenere relazioni a causa della convivenza forzata, la difficoltà di parlare lingue diverse ed avere diverse usanze. Ma in particolare hanno fatto ai ragazzi del Copernico un invito, rispettare e valorizzare la propria libertà, lo studio come valore assoluto e lo stare lontano dalla droga perché molti dei carcerati più giovani si trovano in questa situazione proprio a causa dei reati connessi a questa dipendenza. Gli studenti/detenuti hanno ribadito la necessità di farsi forza, sostenersi tra di loro nei momenti di difficoltà sfruttando l'equipe di sostegno messa a loro disposizione, ma soprattutto sfruttare tutte le opportunità offerte dalla istituzione carceraria per costruire percorsi di studio e di lavoro che consentano il loro reinserimento nella società. Il Carcere della Dogaia ospita 600 persone ed è un microcosmo con problematiche amplificate del sistema sociale. La direzione ha parlato di un problema di sovraffollamento, che caratterizza tutto il sistema carcerario a livello nazionale e dell'esigenza molto sentita di intrattenere relazioni con l'esterno. Ha inoltre sottolineato più volte l'importanza di un legame proficuo tra la realtà carceraria e la vita di fuori e la necessità dell'abbattimento dei pregiudizi e dello stigma sociale che può essere un rimedio al problema della reiterazione dei reati.