Come mai, nonostante la presenza massiccia di bambini e ragazzini di origine cinese a Prato, le società calcistiche del territorio faticano a convincerli a iscriversi alle proprie squadre giovanili? Una domanda la cui risposta non è affatto scontata e banale. Per cercare di venire a capo del quesito, gli addetti ai lavori hanno provato a chiederlo a una figura che di calcio e di Cina se ne intende: Marcello Lippi, ospite nella mattinata di ieri alla seconda delle tre giornate del "Festival Seta: dialoghi sulla Cina contemporanea". Il commissario tecnico della Nazionale campione del mondo nel 2006, che dalle nostre parti si ricorda anche per l’esperienza prima da giocatore e poi da allenatore della Pistoiese, oltre che per il suo trascorso fra le altre alla Juventus, è stato ospite del Museo del Tessuto per la conferenza "La Cina e il calcio fra passione e business". Fra le persone accorso ad ascoltarlo il sindaco Matteo Biffoni e gli assessori Luca Vannucci e Ilaria Santi, ma anche dirigenti delle realtà calcistiche di Prato come Roberto Macrì. E’ stato proprio il presidente del Coiano Santa Lucia a snocciolare qualche dato sui cinesi presenti nei settori giovanili: in quello della sua squadra, su 180 tesserati, solo uno è di origine asiatica. "Inoltre bisogna considerare che nella nostra provincia circa il 30% degli iscritti è straniero e appartiene a diverse comunità. Ma in questa percentuale non ci sono cinesi", ha raccontato Macrì, che ha poi chiesto i motivi di questo fenomeno a Lippi. "Dovrei essere maggiormente inserito nel tessuto sociale di Prato per essere in grado di rispondere con certezza e con cognizione di causa. Non ho a che fare con le dinamiche della città, ma posso parlare per quella che è stata la mia esperienza in Cina. Per far capire come il calcio non sia propriamente lo sport di riferimento là, basta pensare che non si vedono bambini per la strada con un pallone: giocano tutti a badminton oppure a ping pong. Questo è un segnale lampante". Una volta trasferitosi in Cina Lippi ha provato a intervenire dalle basi per ottenere effetti sull’intero movimento. "Quando sono arrivato, nessuna squadra di serie A e B possedeva un settore giovanile. Una cosa inconcepibile se vuoi crescere e raggiungere certi traguardi. Per questo ho insistito affinché venissero creati. A quel punto, insieme a Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione Italiana Allenatori, ci siamo preoccupati della formazione dei tecnici".
Un intenso lavoro che Lippi si augura possa "far appassionare al calcio sia i cinesi che vivono in Cina che quelli che stanno altrove, come a Prato. Per rispondere alla domanda iniziale: i bambini cinesi cominceranno a giocare a calcio quando lo faranno anche i loro amici. Bisogna alimentare e coltivare il loro interesse fin da quando sono piccoli".
Francesco Bocchini