
Le mura crollate di San Niccolò l’immagine simbolo del disastro E il miracolo della ricostruzione
Sono serviti anni e decine di milioni di euro per lasciarsi alle spalle crolli e danneggiamenti causati esattamente otto anni fa dalla tempesta di vento che il 5 marzo 2015 mise in ginocchio la città e tutta la provincia. Le raffiche con una forza media di 85 chilometri orari e punte fino a 120 kmh hanno lasciato a lungo il segno nei giardini pubblici, negli spazi privati e in alcuni luoghi simbolo della città. Su tutti San Niccolò, le cui mura trecentesche in via Dolce de’ Mazzamuti si sbriciolarono letteralmente di fronte a una vera e propria ‘bomba’ di vento. Otto anni dopo lo stato d’emergenza attivato a livello regionale e nazionale può ritenersi chiuso. Ma il segno nella memoria dei pratesi resta e la percezione di pericolo nelle giornate di vento forte lascia sempre un po’ di preoccupazione. Come successo d’altronde domenica scorsa, quando sono bastate raffiche a 60 chilometri orari per fare crollare il pallone della piscina di via Roma e costringere i vigili del fuoco a decine di interventi lungo il territorio provinciale.
Il primo ricordo tornando con la memoria al 5 marzo 2015 è quello della devastazione. Non solo il crollo di trenta metri delle mura di San Niccolò, ma anche il cedimento di una porzione dell’ex Lucchesi con la conseguente chiusura di via Cavour in zona vecchio ospedale. E poi i danni alla piscina di via Roma, il tetto del Dagomari che vola via e la chiusura per motivi di sicurezza del presidio sanitario Giovannini. Senza dimenticare le decine e decine di alberi crollati: emblematico il video del cedimento in diretta dell’albero davanti al bastione di San Giusto che è stato visto da decine di migliaia di pratesi. Il ricordo del 5 marzo è però anche la prova di forza della città. "Un miracolo" venne definito dalla dirigenza di San Niccolò il percorso di raccolta fondi che nel giro di 18 mesi portò alla raccolta di 300mila euro e alla ricostruzione delle mura con le pietre originali ma rinforzate all’interno da sostegni in cemento armato per scongiurare il rischio di nuovi disastri. Al Comune, invece, il solo ripristino di tutto il verde cittadino costò ben 500mila euro e un anno di lavori. Simbolici soprattutto furono i ripristini di verde e arredi al GiocaGiò di via Marradi, ai giardini di Galciana in via Brasimone e a quelli di San Giusto in via di Gabbiana. Opere di ricostruzione pubbliche e private che furono rese possibili anche dai contributi regionali e nazionali. L’allora giunta Rossi stanziò 12,5 milioni di euro su scala regionale per interventi urgenti di protezione civile, che in buona parte finirono a tutti e 7 i comuni della nostra provincia. A seguire il consiglio dei ministri destinò 4,7 milioni alla provincia pratese per la copertura parziale dei danni nelle proprietà private.
Stefano De Biase