
L’assessore Cristina Sanzò
di Stefano De Biase
Più che aree di sgambatura, saranno dei veri e propri parchi per i cani e per i loro padroni. E’ il progetto che sta portando avanti il Comune assieme al dipartimento di architettura dell’università di Firenze per riqualificare e implementare gli spazi riservati agli amici a quattro zampe della città. Da tempo l’amministrazione comunale sta cercando di regolamentare questi spazi, troppo spesso al centro di polemiche, tentando di suddividere le aree di sgambatura in base alla taglia dei cani, provando a fare entrare in vigore un meccanismo a tempo per evitare che qualcuno occupi le zone recintate per ore e ore, e delimitando con precisione i luoghi in cui si può lasciare il cane senza guinzaglio.
Il percorso, ad esempio, è già iniziato a Chiesanuova, in via Wangen, dove l’area di sgambatura è stata ampliata e suddivisa in due parti: una per i cani di piccola taglia, l’altra per quelli di stazza maggiore. Lo stesso sta avvenendo al parco degli Aquiloni, dove sono in corso di ultimazione due aree di sgambatura. E proprio da questo parco inizierà il cammino di trasformazione di luoghi che non saranno più solo aree di sgambatura ma punti di socializzazione e di benessere. Gli esperti dell’università di Firenze hanno studiato i dog park di Playa Vista a Los Angeles, di East River a New York, di Long Beach in California e il Levy Park di Houston. E adesso vogliono esportare i modelli Usa, canadesi e anglosassoni a Prato, trasformando la nostra città in un modello pilota in Italia. "In questi paesi le aree di sgambatura sono dei punti di socializzazione sia per i cani che per le persone", spiega Antonella Trombadore, referente del gruppo di lavoro del dipartimento di architettura di Firenze. "In base agli spazi a disposizione troviamo installati giochi per i cani, aree per l’addestramento e l’educazione degli animali, punti per l’abbeveraggio, panchine, alberature, punti con la sabbia. Insomma, veri e propri parchi per cani". Il Comune, attraverso questa collaborazione, vorrebbe esportare il modello anglosassone e americano in città, inserendolo nell’ambito dei corretti stili di vita. E quindi legare gli spazi per gli animali all’attività fisica dei loro padroni e alle camminate, inserendoli nel piano della forestazione urbana. "Vogliamo completamente rivedere il concetto delle aree di sgambatura", spiegano gli assessori Cristina Sanzò e Valerio Barberis. "Devono diventare luoghi di socializzazione, dove ci si può sedere e dove ci sono ombra, fontanelli d’acqua e cestini per il corretto conferimento dei rifiuti". Come detto si partirà dal parco degli Aquiloni, dove il Comune procederà a una riqualificazione funzionale complessiva dell’area verde, per poi proseguire realizzando nuove specifiche aree di sgambatura in quartieri oggi sprovvisti. I fondi saranno trovati in bilancio. E la naturale conclusione del percorso sarà legata alla realizzazione del nuovo canile, reso possibile dall’eredità milionaria lasciata al Comune da Nida Mazzanti. "Nella prima fase del progetto abbiamo effettuato un’attività di ricerca in tutto il mondo", conclude la professoressa Trombadore. "Ora stiamo mappando le esigenze della città e studiando come potere intervenire sia nelle aree di sgambatura già esistenti che in quelle in fase di progettazione. Questi spazi devono diventare parte del tessuto urbano cittadino, rientrando a tutti gli effetti nella rete dei parchi di Prato. Gli interventi saranno mirati in base alla grandezza delle aree: nelle più piccole potremo inserire qualche gioco per cani, alberi e panchine. Nelle più grandi, invece, vere e proprie strutture per l’addestramento degli animali e per l’aggregazione sociale".