VANESSA LUCARINI
Cronaca

La spirale perversa dei nuovi poveri "Chi perde il lavoro è sempre più solo"

Dall’inizio dell’anno è clamorosamente raddoppiato il numero di chi fa domanda di reinserimento lavorativo. Ma le aziende sono in difficoltà e così l’apatia delle famiglie scivolate nella crisi rischia di cronicizzarsi.

di Vanessa Lucarini

"Su 381 casi presi in esame dall’inizio del 2020, ben 203 riguardano persone e famiglie nuove ai servizi sociali", racconta la coordinatrice del Progetto Social Board Scilla Scatizzi. Un dato preoccupante che, aggiornat alla fine di luglio, racconta la storia di tanti nuclei familiari che percepiscono il reddito di cittadinanza e che a causa del Covid hanno visto la propria condizione economica precipitare fino a sfiorare la marginalità. Una cartina di tornasole per capire meglio cosa sta accadendo anche nella nostra città, all’ombra di una crisi che si fa sempre più drammatica. Si parla soprattutto di famiglie con un solo genitore oppure con un solo reddito, che perdendo la loro unica fonte di guadagno si sono ritrovate loro malgrado a contribuire alla recente impennata del tasso di povertà che ha investito tutto il Paese. Una tendenza che il progetto Social Board cerca di combattere ormai da anni creando opportunità di inserimento occupazionale, ma che in un momento storico in cui il lavoro non c’è diventa un’emergenza molto difficile da arginare.

Il progetto al momento conta 235 persone. Finanziato dalla Società della Salute, è destinato a persone che percepiscono il reddito di cittadinanza e che si trovano in una situazione di tale fragilità socio-economica da essere considerate a rischio di esclusione sociale. Segnalati dai servizi sociali, i candidati per il Social Board vengono prima intervistati, dopodiché si procede con la costruzione di percorsi personalizzati che abbiano come obiettivo principale l’inserimento lavorativo. Normalmente la maggior parte delle richieste arriva da persone che sono già inserite da tempo nel circuito dei servizi, ma in un 2020 fatto più di eccezioni che di regole la preponderanza dei nuovi poveri sul totale delle domande presentate non fa che confermare la pesantezza delle ripercussioni socio-economiche del Covid sulle singole persone e sui relativi nuclei familiari. Disagi a cui il progetto Social Board ha potuto fare fronte in parte anche durante il lockdown grazie al grande lavoro svolto a distanza dai vari tutor. Questi ultimi vengono dalle cooperative Alice, Girasole, Pane e Rose, Arci e Arché e sono la vera anima del progetto. Nel periodo più caldo della pandemia hanno aiutato le famiglie che da sole non riuscivano a provvedere ai percorsi educativi dei figli. Le hanno assistite nella ricerca di scuole e di campi estivi e si sono adoperati per reperire i computer necessari per seguire la didattica a distanza. In questo modo hanno dato un po’ di sollievo alle madri e ai padri che in primavera hanno visto il proprio percorso di inserimento occupazionale sospeso o prorogato.

"Il progetto è ripartito con l’inserimento lavorativo da pochi mesi e in modo molto lento", spiega Scilla Scatizzi. E aggiunge che dato che il progetto Social Board procede attraverso tirocini extracurricolari da svolgere prevalentemente nelle aziende, finché queste hanno tenuto il personale in cassa integrazione non hanno potuto accogliere nessun tirocinante. Una battuta d’arresto pericolosa per i beneficiari del progetto.

Si tratta infatti di persone che spesso nell’incertezza economica diventano ancora più fragili rispetto alle condizioni di partenza e che rischiano così di sprofondare in una spirale d’apatia che non permetterà più loro di essere propositivi e di affrontare un colloquio di lavoro. A quel punto la loro povertà potrebbe cronicizzarsi e allora sarebbe necessaria una completa riformulazione degli interventi sociali. La stessa difficoltà nella riattivazione dei progetti di inserimento lavorativo viene oggi confermata dai servizi sociali del Comune di Prato e da Andrea Ricotti, responsabile dell’area inclusione della cooperativa Il Girasole. Che racconta: "Se manca il lavoro diventa difficile attivare i tirocini, e se non ci sono i tirocini non c’è crescita sociale". Ma perché ci sia crescita sociale è fondamentale che il lavoro riparta, in particolare il tessile, perno intorno a cui gira gran parte dell’economia pratese. Per il momento nessuno - ma proprio nessuno - è in grado di prevedere con esattezza cosa succederà nei prossimi mesi, ma nel frattempo si attendono con preoccupazione e trepidazione gli sviluppi della crisi con cui dovremo misurarci a settembre e ottobre.

I quesiti a cui cercare risposta sono tanti: se e come riprenderà il lavoro, quali saranno gli effetti della riapertura delle scuole, se entro la fine dell’anno verrà trovato un vaccino per il Covid 19, cosa succederebbe se la curva dei contagi dovesse risalire in modo incontrollato come la scorsa primavera. Le risposte? Non potrà fornircele che il tempo. Ma intanto la crisi avanza e sempre più persone ne subiscono gli effetti.

(2 - continua)