
Un poliziotto davanti alle sbarre di un carcere (foto d’archivio)
Ennesima notte infernale, quella tra venerdì e sabato, nel carcere di Prato, dove il tentativo di rivolta messo in atto da un gruppo di circa venti detenuti della prima sezione si è tradotto in ore di caos e disordini. Una notte di ’guerriglia’ segnale di un sistema, quello penitenziario, che urge di interventi e soluzioni celeri. I detenuti hanno divelto i neon della sezione, lasciando al buio il reparto, quindi hanno usato le brande di ferro per barricarsi, impedendo l’intervento degli agenti di polizia penitenziaria. Ed è stato caos totale.
Di fatto un’intera ala del penitenziario è stata distrutta: i denuti hanno rotto finestre e telecamere, dato fuoco a indumenti e lenzuola, con i letti usati appunto come ‘muri’ dietro cui barricarsi ed evitare l’ingresso agli agenti della polizia penitenziaria, intervenuti subito anche con il supporto degli agenti liberi dal servizio. Giunto anche il Gruppo Intervento Regionale in supporto da altri istituti toscani e le forze dell’ordine locali. L’ordine, alla Dogaia, è stato ristabilito solo all’arrivo del direttore reggente e del comandante, che sono stati impegnati in una lunga trattativa con i detenuti.
"La protesta – spiega Giulio Riccio, della funzione pubblica Cgil – è rientrata intorno alle 2, dopo una lunga trattativa di mediazione. Esprimiamo riconoscenza e solidarietà a tutto il personale del carcere di Prato. La funzione pubblica Cgil aveva già segnalato agli organi competenti la necessità di allontanare dall’istituto alcuni dei protagonisti della vicenda, ma senza esito". Donato Nolé, coordinatore nazionale FpCgil polizia penitenziaria, ha espresso la sua preoccupazione per l’episodio di Prato che testimonia "il fallimento del sistema penitenziario italiano" e ha sottolineato "l’urgenza di misure efficaci per la gestione delle carceri".
Sull’ultima rivolta alla Dogaia è intervenuto anche il sindacato Uilpa, con il segretario generale territoriale Ivan Bindo. "L’episodio dimostra una gestione fallimentare da parte dei vertici dell’amministrazione penitenziaria – commenta –. Lasciato in stato di abbandono, l’istituto da anni vede comandanti e direttori alternarsi continuamente. Situazione questa che rende instabile qualsiasi sistema e che produce solo malessere col personale della polizia penitenziaria sempre al di sotto degli organici previsti".
m. c.