REDAZIONE PRATO

La Piana Prato-Firenze: "La pianificazione urbanistica è prioritaria e va messa in atto"

Il professor Francesco Gurrieri, analista urbano, nel dibattito sul futuro "Adesso interessa il tutto e subito, siamo in epoca di infamie civili". Il Parco della Piana "rischia di avere solo un effetto placebo". .

Il professor Francesco Gurrieri, analista urbano, nel dibattito sul futuro "Adesso interessa il tutto e subito, siamo in epoca di infamie civili". Il Parco della Piana "rischia di avere solo un effetto placebo". .

Il professor Francesco Gurrieri, analista urbano, nel dibattito sul futuro "Adesso interessa il tutto e subito, siamo in epoca di infamie civili". Il Parco della Piana "rischia di avere solo un effetto placebo". .

Francesco Gurrieri, già preside della facoltà di Architettura dell’Univesrità di Firenze e analista urbano offre interessanti spunti di riflessione sullo sviluppo della Piana Prato-Firenze.

Professor Gurrieri, si è aperto il dibattito sul futuro dell’area vasta. Ci voleva una tragedia per affrontare questo tema.

"Sul territorio Firenze-Prato-Pistoia c’è un ‘peccato originale’ da cui non si può prescindere, alla base dei problemi di sopravvivenza urbana da cui, oggi, è difficile districarsi: la mancata applicazione di alcune fondamentali previsioni del Piano Detti – La Pira (1962) che prevedeva la riorganizzazione della ‘piana’, allontanando l’aeroporto di Peretola e realizzando un nuovo Centro Direzionale che avrebbe servito non solo Firenze ma anche i servizi generali dell’intera area. Detti accompagnò il suo piano con una prima bozza di Piano Intercomunale che avrebbe dovuto e potuto coordinare civilmente le tre aree urbane (Firenze, Prato, Pistoia). La tragedia recentemente sopraggiunta, solo per alcuni aspetti può essere ricondotta ad una mancata capacità generale di governare il territorio, che è una malattia organica del nostro Paese".

Sviluppo disordinato? Non governato? Abbandonato ai singoli Comuni?

"Non direi disordinato. La Toscana è sempre stata fra le prime regioni a porre attenzione alla pianificazione; e i Comuni si sono sempre premurati di avere gli strumenti urbanistici in ordine. L’urbanistica è costituzionalmente affidata alle Regioni; queste hanno articolato quella materia, con passaggi ai piani provinciali (recentemente meno efficaci) e a quelli comunali: un meccanismo democratico ma fragile che ha abbandonato le rigidezze del ministero dei Lavori Pubblici. Ma non sempre questo meccanismo è stato vincente, considerando anche che diversi organi che, nel tempo, si sono sovrapposti alla pianificazione (Autorità di bacino, consorzi vari, autonomia di giudizio sul paesaggio da parte delle soprintendenze ed altro)".

Nel dopoguerra c’era campagna, poi i primi insediamenti industriali, poi l’urbanizzazione con case e negozi vicini. Che sviluppo è mai questo?

"Firenze è stata più di due decenni senza una regolamentazione urbanistica. Furono soprattutto La Pira e Bausi a capire e impegnarsi per una crescita ordinata del territorio. Né è da dimenticare che varie zone del comprensorio di cui parliamo avevano caratteristiche insediative e produttive proprie: basti pensare ai moduli edilizi “abitazione/tessitura” a conduzione familiare che da Calenzano arrivavano a Montale e Quarrata; i “capannoni” con i tetti a volta delle filature o delle produzioni a ciclo completo dell’area tessile. Quindi lo sviluppo si presentava già difficile per ragioni che potremmo definire antropologiche. Comunque il problema fu avvertito, tanto che si riuscì ad attivare gli studi del “Piano Intercomunale” a cui lavorarono per anni, producendo materiale conoscitivo prezioso, nonché linee guida, Silvestro Bardazzi, Romano Viviani, Roberto Maestro, Giannino Veronesi e altri".

Servirebbe adesso un piano regolatore di area vasta o altro?

"Il Piano Regolatore di area Vasta, in sostanza, coinciderebbe col Piano Intercomunale. Quindi andrebbero ripresi, dando una ragionevole scadenza, gli studi di un più vasto ‘Piano Intercomunale’".

La Regione deve assumere un ruolo forte e chiaro di coordinamento per servizi e funzioni nella Piana?

"La Regione ha il compito di assumersi il coordinamento delle analisi e delle proposte concrete di pianificazione: qualcosa che negli ultimi anni, dopo l’assessorato di Riccardo Conti sembra aver avuto un progressivo minor interesse. L’urbanistica è qualcosa che assomiglia alla forestazione, i cui risultati si vedono a distanza di tempo e forse, proprio per ciò interessa meno o nulla: oggi è il tempo del ‘tutto subito e personalizzato’, un’infamia civile".

Il parco della Piana può svolgere azione di equilibrio anche con un aeroporto in via di crescita?

"Bisogna intenderci: il Vespucci a Peretola potrà migliorare le sue prestazioni ‘internazionali’ ma non potrà mai essere un ‘intercontinentale’. Dunque il maggior equilibrio del Parco della Piana rischia di avere un effetto placebo. Chiediamoci: potremmo mai godere del verde del parco con gli aerei che ti passano continuamente sulla testa a cinquanta, trenta, venti metri sulla testa?".

Luigi Caroppo