
di Sara Bessi
"Ripensare Prato" senza più indugi per non perdere il treno dei fondi europei del programma Next Generation Eu, che possono dare chance al futuro del distretto pratese. Un’operazione che va fatta presto, bene e in forma corale: ne sono convinti i vertici della Camera del lavoro che hanno elaborato un progetto socio-economico intitolato "Il distretto che vogliamo", quattro pagine fitte di proposte operative per dare una nuova identità al distretto e sulle quali attendono risposte da associazioni di artigiani, Confindustria e Comune. Aggregazioni di imprese con l’allungamento della filiera tessile e abbigliamento; utilizzo delle potenzialità del territorio pensando a Prato come un distretto integrato della moda avviando una interazione col sistema del lusso prodotto in Toscana in distretti limitrofi; economia circolare e digitalizzazione; lotta alla illegalità e allo sfruttamento dei lavoratori. Sono questi i punti cardine del contributo che la Cgil intende portare al distretto e alla città.
"I tempi stringono: entro aprile vanno presentati i progetti a Bruxelles. Abbiamo elaborato un nostro contributo per la rinascita del distretto", afferma Lorenzo Pancini, segretario generale della Camera del lavoro. "Va ripensato il distretto nel suo funzionamento con la crescita dimensionale delle imprese tramite aggregazioni che dovranno essere sia orizzontali, fra committenti e terzisti, sia verticali per far sì che si possa garantire la produzione ai committenti e il lavoro ai terzisiti, puntando a collocarci all’interno di un sistema della moda integrato, con Prato al centro delle grandi griffe del lusso". Un progetto che risponde alle politiche dell’Unione Europea: green economy, transizione digitale, economia circolare, lavoro. Fondi europei che servirebbero "non per finanziare il sistema attuale, perché la pandemia ha reso esplicita una crisi già evidente", sostiene Massimiliano Brezzo, segretario generale Filctem. Infatti un progetto industriale così ideato non ha futuro, per citare il mantra del progetto, "se continuerà la convivenza con lo sfruttamento e l’illegalità". A questo proposito la Cgil non chiede solo controlli il più possibile mirati e con un valore deterrente anche per recuperare evasione fiscale e contributiva ("i controlli si autofinanzierebbero con il recupero dell’evasione"), ma si spinge oltre fino a chiedere alla Regione un piano integrato per "l’emersione, la protezione e la tutela delle vittime dello sfruttamento lavorativo", dal momento che la "mancanza di garanzie e di risultati per chi denuncia il proprio sfruttamento" è l’ostacolo da abbattere per la risoluzione del problema". "Il distretto che vogliamo - spiega ancora Brezzo - si deve tirare fuori da una situazione di illegalità e sfruttamento e per farlo ci vuole un piano integrato che da una parte contrasti lo sfruttamento e dall’altro tuteli le vittime. Come diciamo da anni, si propongono controlli mirati in certe aziende che operano illegalmente con un incremento di organico che potrebbe essere comandato dalla Regione per sbrigare il lavoro di backoffice".
Il progetto ha fra i suoi pilastri la tutela dei livelli occupazionali attraverso la salvaguardia delle competenze: Pancini ricorda come in uno anno siano stati persi a Prato 1500 posti, mentre si parla di 15-20 mila posti congelati, risultato che si produce traducendo in unità lavorative le ore autorizzate di cassa integrazione. Servono quindi interventi che salvaguardino l’occupazione con la proroga del blocco dei licenziamenti e la proroga degli ammortizzatori sociali con causale Covid-19. Il sindacato chiama in causa l’intervento dei Comuni a tutela dei salari e dei redditi con l’incremento della fascia d’esenzione dell’addizionale Irpef, ma anche la riduzione per le utenze domestiche della parte variabile della tassa dei rifiuti, la proroga del blocco degli sfratti, il contributo straordinario scanso sfratto per morosità incolpevole causale Covid-19 e il contributo straordinario affitto con causale Covid-19.