REDAZIONE PRATO

La nuova scommessa Prato-Cina Portare qui i ricchi turisti orientali

Una docu-serie in otto puntate in onda sul canale tv nazionale di Pechino per raccontare la Toscana. E’ il primo tassello di una nuova fase, dopo tante incomprensioni. E la nostra città sarà protagonista

Si parte dal museo di Palazzo Datini e dalla storia di uno dei mercanti più famosi di sempre, per poi spostarsi al Macrolotto Zero così da mostrare come la comunità cinese di Prato abbia nel corso del tempo raccolto gli insegnamenti dell’inventore della cambiale e li abbia utilizzati per trasformarli in occasioni di business. Il tutto attraverso un viaggio fra interviste ad imprenditori cinesi e sopralluoghi nelle fabbriche orientali del Macrolotto Zero, raccontando la quotidianità di una delle più grandi Chinatown d’Italia. Ci sarà una trasmissione interamente dedicata a Prato nell’ambito della miniserie di otto puntate di ‘Toscana Rinascimento senza fine’, il documentario promosso da Toscana Promozione Turistica e Fondazione Sistema Toscana che verrà mandato in onda su Cctv International Channel, la televisione di stato cinese.

Si tratta della scommessa della Toscana per attrarre turisti asiatici nell’ambito della ripartenza dei viaggi, dopo essersi lasciati alle spalle il periodo più difficile della pandemia. Lo spunto è nato guardando all’esempio di Roma, la cui produzione dedicata all’impero romano, mandata in onda su Cctv ha portato in Cina ad oltre 900 milioni di contatti. E così la Toscana investe a sua volta 80.000 euro per mettersi in vetrina in tutta l’Asia (Cctv International è trasmessa infatti in 27 diversi Paesi) e per sbarcare con prodotti tarati per i social network (su tutti WeChat). Nel documentario firmato dal regista Paolo Carrino si alternano le bellezze di Firenze, Pisa, Siena, del Chianti, dell’Appennino e della Maremma, per poi arrivare al Pecci e al Macrolotto Zero. Chiaramente si tratta di un racconto parziale di quanto accade nel distretto parallelo: nessun riferimento agli aspetti negativi, ossia lo sfruttamento lavorativo, l’illegalità, il sistema fin troppo ben oliato dell’apri-e-chiudi societario, dell’evasione fiscale e delle fabbriche dormitorio. Soltanto bellezza da esportare per attrarre i turisti orientali in Toscana. Le riprese delle puntate sono ancora in corso (anche oggi si stanno girando le interviste a tre imprenditori cinesi di Prato) e l’obiettivo è quello di completare tutta la produzione per la fine del mese di maggio e di mandare in onda la miniserie in Cina entro la fine del 2022. Della parte relativa alle traduzioni e a lla post produzione si farà carico Cctv International. "La Toscana anche con questa iniziativa manda al mondo un messaggio di pace e di bellezza", dice il governatore della Regione Toscana, Eugenio Giani. "I rapporti tra i popoli saranno sicuramente migliori coltivando l’ingegno, le arti, la creatività con l’obiettivo di realizzare il bello, come accade da secoli in Toscana e come viene sottolineato dalle splendide immagini del documentario che andrà in onda in Cina". Ogni puntata di questa docu-serie durerà circa mezz’ora. Le riprese saranno affiancate da interviste a personaggi toscani delle istituzioni, dell’arte e della scienza, fra cui Andrea Bocelli, Giovanna Ferragamo, Albiera Antinori, Franco Cardini, Duccio Balestracci e Massimo Cantini Parrini, che in questo modo avranno il ruolo di ambiasciatori della nostra regione. L’iniziativa si va a inserire nell’ambito dell’anno della cultura e turismo Italia-Cina, oltre che cadere in occasione dei 30 anni dell’anniversario del gemellaggio della Toscana con Jiansu a Yangzhou, la città di Marco Polo. "Queste otto puntate sono l’inizio di una piena disponibilità per sviluppare il racconto della Toscana in vari ambiti", ha aggiunto Francesco Palumbo, direttore di Sistema Toscana. "Non si ha futuro se non si ha radicamento nel passato. La conoscenza della Toscana del passato dà una spinta alla Toscana contemporanea. Nella serie nasce un confronto tra la nostra regione e la Cina assai interessante stimolante. Qui dal Centro Pecci di Prato prosegue il nostro "Rinascimento senza fine".

Stefano De Biase