
"Madonna che Corteggio c’è stasera". Lo avrà pensato da lassù, probabilmente, il buon Francesco Nuti, parafrasando con un sorriso uno dei suoi grandi successi e non nascondendo un pizzico di stupore nel vedere come si è evoluta negli anni la massima festività civile e religiosa della sua Prato. E magari si sarà pure emozionato nel vedere quanti suoi concittadini sono accorsi in centro, ieri sera, per riempire gli spalti di piazza Duomo o per seguire con curiosità da qualsiasi angolo del centro i 15 gruppi storici e gli oltre 400 figuranti. Di sicuro si sarà commosso nel finale, quando durante i giochi d’acqua con le fontane in piazza è stato diffuso in filodiffusione "Sarà per te", brano che lui stesso aveva scritto per la figlia Ginevra e che aveva portato a Sanremo. Ed è stata, un po’, la commozione uno dei fil rouge di questo corteggio dedicato a "Cecco" da Narnali, considerando la visibile emozione del sindaco Biffoni, al suo ultimo appuntamento con la Madonna della Fiera dopo 10 anni. Le celebrazioni dell’8 settembre si sono aperte ieri mattina alle 10.30, con il Solenne pontificale officiato dal vescovo Giovanni Nerbini in Duomo e con la tradizionale offerta dei Ceri alla Cappella della Cintola della Madonna da parte dell’amministrazione comunale. Su invito dello stesso vescovo Nerbini, alla cerimonia ha partecipato anche il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, Città di Castello, che già nel 2018 aveva preso parte alle celebrazioni. Nell’omelia il cardinale Bassetti ha sottolineato il legame speciale che unisce la Sacra Cintola con la comunità pratese e ha definito la reliquia "una carezza di Maria che vi accompagna ogni giorno". Ieri pomeriggio, dalle 17.30 alle 19, hanno avuto luogo una serie di esibizioni, spettacoli e teatro di strada in piazza del Comune, in piazza Santa Maria delle Carceri e in piazza Duomo, utili a far ulteriormente aumentare l’attesa per il Corteggio serale.
Alle 20, il Gonfalone del Comune di Prato, salutato dai rintocchi della campana di Palazzo Pretorio "La Risorta", è uscito dal Palazzo comunale con il sindaco Matteo Biffoni, la giunta, il consiglio comunale, le autorità civili e militari, rappresentanze dei Comuni gemellati e legati da patti di amicizia, la Regione Toscana e il presidente Eugenio Giani, la Provincia di Prato e il presidente Simone Calamai, i Comuni e tutti gli altri gruppi ospiti del Corteggio. Tutto attorno, lungo il percorso, sguardi di ammirazione e tanta curiosità, mista a devozione religiosa e ossequio alle tradizioni da parte dei pratesi. Giovani e meno giovani. Uomini e donne. Credenti o meno. Tutti assieme per la grande festa della città. Qualche cenno di saluto, un pizzico di commozione in alcuni dei rappresentanti, specie nel primo cittadino, con gli occhi lucidi al suo ultimo corteggio dopo dieci anni.
E poi l’arrivo in piazza Duomo, dove gli ospiti della città, le autorità civili e militari del territorio si sono schierati in attesa della cerimonia di Ostensione. Poco dopo le 23 le autorità, il sindaco, i canonici e i testimoni, Giovanni Nuti, Antonella Fioravanti, nuova presidente della Fondazione Parsec, e Jackie Frizelle, ambasciatrice in Italia della Nuova Zelanda, hanno preso posto nella cappella in rigoroso silenzio, come tutti i presenti, in attesa dell’apertura dell’altare con le tre chiavi, ultimo passo prima della vera e propria ostensione della cintola dal pulpito di Donatello, con i consueti tre passaggi.
"E’ stata una giornata straordinaria. Una giornata nella quale non vorremmo dimenticare nessuno, ma, anzi parlare dei tanti che non vivono una vita dignitosa, che non hanno un lavoro o che lo hanno perduto – ha detto il Vescovo Giovanni Nerbini dal pulpito, rivolgendo poi le sue parole verso i giovani -. Raccomandiamo a Maria le nuove generazioni, i nostri giovani, affinché non perdano se stessi abbagliati dalle luci ingannevoli e dai falsi miti di questi tempi". A chiudere la serata, come detto, lo spettacolo di acqua, luci e fuoco a cura di Fonderia Cultart, Dominici’s Fontane e della Compagnia dei Folli, con ricordo toccante di Francesco Nuti. Leonardo Montaleni