
L’ex sindaco Romagnoli esperto di dinamiche economiche e sociali interviene nel confronto su immigrazione e futuro del territorio "L’impegno di Piantedosi? Non può essere solo un segnale".
La comunità cinese, l’insediamento, la convivenza e l’integrazione, ma anche i tanti problemi legati ad attività illegali. L’ex sindaco Marco Romagnoli, esperto anche di dinamche economiche e sociali, interviene nel dibattito
La visita a Prato del Ministro Piantedosi è stata un fatto positivo e non ho riscontrato nelle sue dichiarazioni una criminalizzazione di tutta la comunità cinese e dell’intero settore delle confezioni. D’altra parte sarebbe stata una follia, dato che si parla di decine di migliaia di persone e del primo comparto industriale locale che conta oltre 3.800 imprese con un numero di addetti e un volume di esportazioni che ha superato il tessile. Un settore fondamentale dell’economia locale che ha permesso alla provincia di superare la crisi del declino del tessile. Il problema è lo stesso che da oltre venti anni si cerca di risolvere: il rispetto della legalità in tutte le sue forme, unito alla necessità di una integrazione degli immigrati nella società ed economia locali. Su questo tema troppo spesso il governo è stato assente e, purtroppo, senza gli strumenti di sostegno, controllo e repressione dello Stato, non è risolvibile. Prato è una realtà ricca, che attira criminalità, al centro dell’area metropolitana Firenze-Prato- Pistoia, con oltre un milione e mezzo di abitanti, con la più alta incidenza di popolazione immigrata e di imprese a titolarità straniera. Un caso unico nel nostro paese, che necessita di una attenzione specifica da parte degli organi centrali, sia per il problema dell’integrazione (case, scuole, percorsi di cittadinanza, diritti), sia per gli aspetti produttivi, l’evasione fiscale e contributiva, la sicurezza sui luoghi di lavoro e il contrasto all’illegalità. Quindi la visita del Ministro dell’Interno è stata importante, ma non un fatto storico, come qualcuno si è sbilanciato a dichiarare. Nel 2007 il Vice Ministro Minniti firmò in via eccezionale il primo Patto per Prato Sicura, grazie al quale furono inviati a Prato 50 nuovi poliziotti, carabinieri e finanzieri. Nel 2008 e nel 2010 fu la volta di Maroni, che non portò nuove forze e, anzi, nel 2011 tolse otto unità alla Questura.
Nel 2013 il patto fu rinnovato da Alfano, senza impegni del ministero. Minniti tornò a Prato nel 2017 assicurando un rafforzamento della Guardia di Finanza. Negli ultimi dieci anni il solo importante intervento costante è stato assicurato dalla Regione Toscana con il Piano lavoro sicuro e la costituzione di una specifica task-force di 50 ispettori della ASL, che ha portato a risultati positivi: sono state controllate oltre 19.000 imprese, incassati 28 milioni di € per le sanzioni, le irregolarità sono scese dall’80 al 37% dei casi. Un intervento straordinario per una situazione straordinaria. Accanto a questa sono continuati i controlli della Polizia Municipale. Il nodo è rappresentato dalla disparità tra le forze in campo e le competenze limitate di Regione e Comune.
Da sempre si sono lamentate le carenze di organico delle forze dell’ordine, degli uffici statali e del Tribunale, un numero stabilito in via burocratica senza tener conto della particolarità della situazione pratese. In questi giorni il Procuratore Tescaroli ha rinnovato la richiesta di rafforzare tutte le strutture che risultano gravemente sguarnite: la Questura conta solo 250 uomini invece di 300, alla Procura l’organico è ridotto del 70%, 9 sono gli ispettori del lavoro a fronte di 22.000 imprese, non ci sono gli interpreti, al carcere manca il 70% degli effettivi, il Tribunale ha metà degli organici, 10.000 sentenze penali sono bloccate e il tempo medio per udienza è di 973 giorni. Su questa situazione del Tribunale è intervenuta anche l’Associazione Nazionale Magistrati, chiedendo un provvedimento urgente del governo. Il Procuratore Tescaroli ha inoltre dichiarato che la mafia cinese non è percepita a livello nazionale, mentre sarebbe necessaria una DDA specifica e il rafforzamento di tutte le forze dell’ordine. Il Ministro Piantedosi ha assicurato la nascita di una Compagnia di carabinieri a Montemurlo e che darà “qualche segnale nei prossimi mesi di consolidamento e rafforzamento delle strutture operative e investigative”.
L’impegno quindi è stato assunto, ma se si vuol dare una risposta adeguata non può essere solo un “segnale”, devono essere inviati centinaia di uomini. Ad oggi il dato positivo sono i 31 finanzieri assicurati dal Comando Interregionale della GdF, a seguito della situazione denunciata dal Procuratore Tescaroli e la messa a disposizione di interpreti da parte della Regione. Quello che preoccupa è la distanza tra la realtà denunciata localmente e quella che sembra sia stata percepita dal Ministro, quando ha dichiarato: “C’è qualche problema (sic) di esigenza di contrasto alla criminalità organizzata”, mentre Tescaroli ha invocato la necessità una nuova Dda per le mafie straniere e il Procuratore capo della Dda Spiezia ha affermato “Prato è un caso internazionale”.
In effetti la Dda in varie occasione è intervenuta contro elementi della camorra che avevano stabilito forme di collaborazione con la criminalità cinese, denunciando la gravità di queste connessioni. Siamo di fronte ad una realtà molto complessa e problematica in una fase in cui è in ballo il futuro della provincia, sarebbe necessario che la politica, a tutti i livelli, facesse uno sforzo serio di analisi della situazione e delle possibili soluzioni, mettendo da parte tutte le pulsioni ideologiche, elettorali e le strumentalizzazioni, impegnandosi ad affrontare i problemi. La città ne ha bisogno, la città lo merita.
Marco Romagnoli
Ex sindaco di Prato